Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
Settimo capitolo della saga di Jurassic Park, franchise ispirato ai “soli” due romanzi di Michael Crichton e portati al cinema da Steven Spielberg a partire dal 1993 di cui ancora oggi rimane produttore, Jurassic World - La rinascita è ambientato cinque anni dopo i fatti dell’ultimo capitolo ma con protagonisti e ambientazioni completamente diverse dalla precedente trilogia.
Una volta chiusa la trilogia “moderna” con il mediocre Jurassic World - Il dominio, la Universal, ormai a corto di idee, ha pensato bene infatti di ripartire (da zero) dalle origini, con un'avventura autoconclusiva che potrebbe o non potrebbe avere un seguito e a metà tra un sequel e uno spin-off, e che si ispira palesemente alle prime due pellicole del franchise, quelle dirette da Steven Spielberg,
Per la sceneggiatura si è inoltre rivolta nuovamente a David Koepp, che ha collaborato con Steven Spielberg proprio ai primi due Jurassic Park oltre che sceneggiatore hollywoodiano che ha firmato lo script di Carlito's Way, Mission: Impossible e Spider-Man.
A Koepp viene affiancato per la regia da Gareth Edwards, regista di Monsters, Star Wars: Rogue One, Godzilla (2014) e The Creator, che a sua volta coinvolge l’esperto John Mathieson, diretto la fotografia di innumerevoli pellicole, tra le quali Il gladiatore e Le crociate.
Edwards e Koepp scelgono per questo nuovo rilancio di ispirarsi direttamente ai primi film della saga, riproponendo abbastanza fedelmente la struttura de Il Mondo perduto e Jurassic Park 3 con evidenti rimandi alla trilogia originale e/o ai romanzi di Crichton (da cui riprende scene rimaste inedite nei capitoli precedenti), e ai B-Movie, abbracciandone completamente i toni e le atmosfere, un ritorno alle origini che in un certo senso giustifica anche un sottotitolo che, più che alla narrativa della pellicola, sembra riferirsi piuttosto al franchise stesso, per una dichiarazione d’intenti rivolta soprattutto al pubblico.
Jurassic World torna alle origini non soltanto da un punto di vista narrativo, abbandonando quindi trame complesse e derive cospirazioniste o macchinazioni sovversive della precedente trilogia, ma anche con un'avventura di sopravvivenza intesa come puro e semplice spettacolo cinematografico, ben consapevole anche della propria ridondanza, in quanto elemento necessario per riottenere in qualche modo l’attenzione del pubblico.
Lo scarso successo delle ultime pellicole ha infatti palesato una certa stanchezza del pubblico verso il franchise, l’eccesso di offerta ne ha, alla fine, spento parte della curiosità e l’attenzione del pubblico si è, di conseguenza, spostata verso altri lidi.
Una consapevolezza che viene sfruttata anche all’interno della storia stessa, con citazioni meta-cinematografiche (a partire da alcune sequenze in mare che omaggiano direttamente Lo squalo di Spielberg) e la triste accettazione della pellicola della propria pleonastica inefficacia, ormai giunta al settimo capitolo di un franchise che, pur non essendo mai stato terribile, non ha mai ritrovato davvero l’eccezionalità/successo dei primi capitoli.
Presenta anche qualche novità piuttosto ardita, come l’esistenza di dinosauri mutati per effetto degli esperimenti di ingegneria genetica, relega sullo sfondo i protagonisti (quasi) assoluti delle precedenti pellicole (i Velociraptor) e ridimensiona anche il ruolo dell'onnipresente T-Rex sostituito nella pellicola dal nuovo D-Rex, una specie di kaiju a metà tra il Rancor di Star Wars e lo Xenomorfo di Alien.
La rinascita ha comunque diversi (grossi?) problemi, a partire dalla scelta di ridimensionarne la violenza e a nascondere il sangue (aspetti che, volenti o meno, hanno ancora un forte ascendente sul pubblico), sminuendo quindi l’impatto che il film potrebbe avere sul pubblico e a protagonisti umani e dinosauri che fanno spesso cose stupide semplicemente perché servono a portare avanti la trama pur alimentando un clima di tensione che, nonostante tutto, funzionate abbastanza bene.
Protagonisti nuovi e quindi un cast completamente nuovo, guidato dalla star dell’action (ma non solo) Scarlett Johansson e dal premio Oscar Mahershala Ali seguiti da Jonathan Bailey, lanciato dal serial Bridgerton, Rupert Friend, Manuel Garcia-Rulfo, Ed Skrein, Luna Blaise, Bechir Sylvain, David Iacono e Audrina Miranda.
Anche le musiche, che sono ancora soprattutto quelle, indimenticabili, di John Williams, sono usate un po' a sproposito, cercando di dare una profondità a sequenze che spesso, però, non la meritano affatto, mentre la riuscita della pellicola è affidata alla sceneggiatura, derivativa e, a volte, piuttosto opinabile ma con tutte le cose al posto giusto, alla fotografia (ottima), alla regia (molto buona) di Edwards e a una CGI decisamente ottima.
In un certo senso, Jurassic Park - La rinascita è mera espressione di ciò in cui è mutato il franchise (e il moderno blockbuster hollywoodiano), un semplice film d'avventura e azione per il pubblico più vasto possibile che coinvolge ed emoziona pur senza troppe sorprese, un po' di stile e furbizia nella storia e un comparto di protagonisti formato da attori conosciuti e da interpretazioni piacevoli e coinvolgenti, un reparto tecnico affidabile e una CGI funzionale e di grande effetto.
Il risultato alla fine è decisamente piacevole e riuscito e, ammettiamolo, sul mercato ci sono sfruttamenti del brand anche molto peggiori di questo.
VOTO: 7
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