Regia di Halina Reijn vedi scheda film
Babygirl (2024): locandina
Presentato all'81esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, Babygirl è un film erotico, con qualche venatura thriller, scritto e diretto dalla regista olandese Halina Reijn, qui al suo terzo lungometraggio dopo Instinct (2019) e Bodies Bodies Bodies (2022). La trama segue le vicende private della dirigente d'azienda Romy (Nicole Kidman), sposata con Jacob (Antonio Banderas) e madre di due ragazze. La donna ha una vita sessuale piuttosto attiva ma coltiva in segreto fantasie di sottomissione che il marito non è disposto ad assecondare. Un giorno, al lavoro, si presenta il giovane stagista Samuel (Harris Dickinson), che attira immediatamente le attenzioni di Romy. Con il tempo, l'attempata dirigente e il nuovo arrivato instaureranno una relazione clandestina con cui sfogare i desideri di potere di lui e la voglia di essere dominata di lei.
Babygirl (2024): Nicole Kidman
Babygirl (2024): Harris Dickinson
La parola d'ordine della pellicola è: rottura. Fin dalle premesse appare chiaro, infatti, come la "spudorata" regista intenda sovvertire determinate quanto perbeniste regole sociali. Qui abbiamo una donna di più di cinquant'anni che perde la testa per un uomo molto più giovane di lei, in un mondo forse troppo abituato ad assistere allo scenario contrario. La protagonista, poi, occupa una posizione di potere nella sfera pubblica / lavorativa, eppure in quella privata / intima brama essere comandata a bacchetta. Per finire, la vita coniugale, per quanto condita di affetto, appare eccessivamente castrante nella sua banale routine. L'idea di partenza è, dunque, affascinante nel suo voler riflettere su desideri femminili peccaminosi ma per nulla irreali ed anzi condivisi da un certo numero di individui. A pensarci bene, la rottura di determinati stereotipi consiste già nel mostrare una donna a capo di un'azienda leader del settore tecnologico, solitamente dominato da figure maschili. La sfida del film era allettante, certo, ma non tutto è andato per il verso giusto.
Babygirl (2024): Nicole Kidman, Antonio Banderas
Babygirl (2024): Nicole Kidman, Harris Dickinson
La cosa più bella di Babygirl? Nicole Kidman, senza alcun dubbio. La navigata attrice non ha perso un briciolo del proprio talento e in questo film appare, nonostante gli anni, seducente e sensuale ma anche fragile e nevrotica, andando così a creare un bel personaggio che non si stanca mai di ammirare dalla prima all'ultima inquadratura. Molto buona anche l'interpretazione di Banderas, nei panni del bravo marito all'oscuro di tutto. Dickinson, invece, è l'anello più debole della catena, avrebbe probabilmente potuto (e dovuto) dare di più. La sua performance viene decisamente surclassata da quella della Kidman. Dopotutto, ella è pur sempre la sexy mogliettina di Eyes Wide Shut. Stando così le cose, non stupisce che abbia vinto la Coppa Volpi come migliore attrice a Venezia 2024.
Babygirl (2024): Nicole Kidman, Nicholas Hoult
Animato da una voglia matta di superare precisi tabù, Babygirl ricorre a molte scene di sesso, in cui la questione del dominio appare centrale, ma purtroppo non tutte risultano appaganti. Alcune sono effettivamente ben girate e messe in scena con intelligenza, altre cadono presto nel ridicolo. Il film soffre, poi, di non poche ripetizioni anche se il lento sviluppo della relazione padrone-serva contribuisce a donargli una certa aura di credibilità. Ci sono momenti che tengono incollati allo schermo ed altri che ti fanno passare la voglia di seguire la narrazione. Il ritmo altalenante conduce verso un finale ambiguo ma non esente da potenziali riflessioni. La componente thriller è, contrariamente a quanto certe voci potrebbero suggerire, praticamente inesistente o comunque troppo debole per generare una tensione degna di essere chiamata tale. Al suo posto, il dramma effettivamente è presente ma non raggiunge mai un vero e proprio culmine e, giunti ai titoli di coda, si ha l'impressione che finisca in una bolla di sapone.
Il film di Halina Reijn è meno impattante di quanto ella probabilmente avrebbe voluto. A tenerlo in piedi ci pensano l'ottima Nicole Kidman e qualche sequenza intrigante. Con una maggiore profondità avrebbe potuto essere un ottimo prodotto; invece, dobbiamo accontentarci di un lungometraggio discreto ma che non vola mai troppo in alto. Un'occasione sprecata? Forse sì, ma un'occhiata la merita comunque, anche solo per quel poco che davvero funziona.
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