Regia di Scott Beck, Bryan Woods vedi scheda film
Non è nemmeno un vero e proprio horror Heretic, film prodotto da A24 e diretto da Scott Beck & Bryan Woods (autori dello script di A Quiet Place – Un posto tranquillo di cui sono anche co-ideatori, e registi di Haunt - La casa del terrore, The Boogeyman e del jurassico film 65 - Fuga dalla Terra), quanto, piuttosto, un thriller psicologico con venature horror.
Credere o non credere? La Fede come palliativo al mistero della vita oppure baluardo alla natura estrema dell’essere umano? Dilemma ancestrale e ossessione umana che alberga nell’anima fin dalla notte dei tempi, è l’inizio di una lunga tortura psicologica da parte di un cinico sofista dal fascino diabolico ai danni di due giovani ragazze mormoni, manipolandole psicologicamente per persuaderle che qualsiasi forma di fede sia comunque falsa e immorale.
L’eretico è, per definizione, colui che mette in discussione tutto un sistema di pensieri e di valori, ideologici o religiosi quanto anche etici o morali, spesso dati troppo per scontati ma che invece sarebbe bene mettere alla prova attraverso la ragione e la conoscenza, privandosi al contempo di qualsiasi eccesso dettato dalla cieca fede.
È questo il centro emotivo (filosofico?) su cui ruota l’intero film, perno che i due autori portano avanti con estremo divertimento ma anche con una certa radicalità, riuscendo a divertire (!) e, contemporaneamente, a inquietare/spaventare lo spettatore.
Un racconto di terrore però a due velocità, Heretic, nel quale la tensione e il disagio si alimentano vicendevolmente soprattutto nella prima parte, con picchi di tensione proprio nell’attesa di quanto succederà, mentre nella seconda parte, quando vengono a poco a poco svelate tutte le carte si perde inevitabilmente tutto il fascino sinistro dell’operazione, concettualmente interessante nelle sue premesse, e finendo per procedere per strade più sicure, standardizzandosi sul livello di molti degli horror contemporanei.
Con il prologo si vengono creare certe aspettative che però nel proseguo non vengono davvero appagate, sposando la dietetica del cinema horror contemporaneo nel quale tutto (o quasi?) deve essere spiegato, nulla deve restare al caso o risultare tropppo ambiguo e nel quale cadono spesso anche le pellicole più originali o sorprendenti.
Allo stesso modo il villain diventa egli stesso vittima e carnefice del proprio credo estemporaneo, vittima di un paradosso che permea anche tutta la seconda parte del racconto. Incarnando le aberrazioni del dogmatismo intellettuale e la cieca fede in esse, e proponendo la caricatura dell'intellettuale compiaciuto che considera la sua logica infallibile e quindi, forte del suo bagaglio culturale, disposto a superare qualsiasi limite morale pur di dimostrarne l’autenticità, finendo lui stesso per assumere una posizione dogmatica.
Le sue inamovibili certezze fanno ancora più paura perché è impossibile discuterne e la sua crociata contro la chiesa o qualsiasi altra religione finisce per diventare la sua forma personale (e radicale) di Credo, trasformandosi lui stesso nel padre (o Dio?) del proprio, personalissimo, folle culto.
Il direttore della fotografia Chung Chung-hoon (Old Boy, Thirst, Lady Vendetta), collaboratore abituale di Park Chan-wook, immerge la casa in un’ambientazione sinistra, rafforzando il senso di oppressione e la sensazione di inquietudine.
Ma la vera idea vincente del film è soprattutto quella di aver scelto Hugh Grant per vestire i panni di un uomo ossessionato dalla religione (e dal controllo), sorridente e rassicurante ma, al tempo stesso, anche minaccioso e diabolico.
Il contrasto tra l’immagine dell’ex icona delle rom-com britanniche, uno dei più raffinanti esponenti dell'humour inglese contemporaneo, e il ruolo di un folle intellettuale ossessionato dalla religione, cinico e sadico, gioca già di per sé con il senso di sorpresa e di inaspettato della pellicola, aumentandone ulteriormente il disorientamento e il senso di minaccia.
Per i personaggi di Sorella Barnes e Sorella Baxton, invece, sono stati interpellati diversi veri membri della Chiesa Mormone e le stesse attrici chiamate a interpretarle, la lanciatissima Sophie Thatcher di The Boogeyman (2023) e del recentissimo Companion e Chloe East, sono ex affiliate del culto mormone.
VOTO: 6,5
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