Regia di Oz Perkins vedi scheda film
Un horror comedy particolare e divertente dove si esorcizza la morte in chiave grottesca e con buon cinema.
THE MONKEY.
Vediamo un po’.
Abbiamo come soggetto LA SCIMMIA di Stephen King che un racconto tanto breve quanto efficace, come produttore James Wan che con l’horror e il thriller sono sempre stati grandi amici (tra luci e ombre) e come sceneggiatore e regista abbiamo Osgood “Oz” Perkins che in dieci anni ha sfornato un capolavoro, un buon film su Netflix e altri due grandi. Insomma, da questo triumvirato cosa potrebbe andare storto…!!??!!
Che una cazzo di scimmietta giocattolo molto inquietante riuscisse anche a strappare delle sane e grassissime risate. Tutto volutamente e con una gran voglia di divertire, ovvio…
The Monkey (2025): scena
Uno sconvolto pilota d’aerei si sbarazza di una scimmia giocattolo in grado, apparentemente, di provocare una morte violenta a chi è nei paraggi una volta girata la chiavetta e finito di battere le bacchette sui tamburi e abbandona la sua famiglia. Nonostante ciò, I gemelli Hal e Bill Shelburn trovano in soffitta, tra le scartoffie del padre pilota, quella scimmietta. Essendo Hal tranquillo, gentile e vessato dai bulli mentre Bill un vero stronzo, decidono di girare la chiavetta per motivi diversi. Dopo una serie di “orribili” morti e incidenti i due fratelli buttano la scimmia in fondo ad un pozzo e si separano. Dopo molti anni Hal ritorna nella sua città natale per passare del tempo con suo figlio che vede molto poco e sta’ per essere dato in affidamento a un nuovo patrigno a causa dell’assenza del padre. Viene a sapere dal fratello Bill che la scimmia è ritornata ad uccidere e si metterà in azione per fermare questa maledizione una volta per tutte.
The Monkey (2025): Elijah Wood, Theo James, Laura Mennell
Oz Perkins, stavolta su commissione, dirige il tutto con la sua solita mano con tanti primi piani, inquadrature fisse e movimenti lenti seguiti da diversi piani sequenza con l’aggiunta però di un montaggio un po’ più frenetico del solito, ma senza perdere i suoi proverbiali momenti inquietanti, di tensione e il giusto ritmo e, in linea straordinarissima, una messinscena grottesca, molto ironica, che non si risparmia col sangue e lo splatter. La brutalità e l’orrore percepito fuoricampo e/o sfuocato sono meno presenti e il buio più nerissimo stavolta si vede poche volte, dando però spazio ad una fotografia più curata verso i rossi e i marroni. Ciò nonostante rimangono comunque l’eleganza di regia e un paio di jumpscare azzeccati. Con le musiche allegre, le battute taglienti, i personaggi sopra le righe e i tempi comici azzeccati si è praticamente tornati ai tempi di Buster Keaton, Charlie Chaplin e alle commedie horror di Sam Raimi e Peter Jackson degli anni ’80-’90. Qui Theo James nel suo doppio ruolo interpreta la sua parte migliore sia nell’umorismo che nel dramma, Tatiana Maslany ha un bel personaggio ed è praticamente perdonata dopo l’orribile She Hulk della Marvel, Christian Covery anche lui bravo nel fare Hal e Bill da piccoli, una bella sorpresa con il piccolo ruolo di Elijah Wood e Oz Perkins che ci regala la sequenza più divertente di tutte.
The Monkey (2025): scena
La storia riprende il concept Kinghiano originale, ma Perkins decide si riadattarla raccontando di crescita senza padri, di riavvicinamenti familiari, di disagi infantili che si ripercuotono in età adulta e di morte come parte della vita seppur messa metaforicamente nella figura della scimmia. Senza contare le aggiunte autobiografiche del regista ricordando la perdita del padre in giovane età e della madre nell’attentato dell’11/9. In più le varie meccaniche narrative, le costruzioni logiche e i colpi di scena, seppur ogni tanto rasentano l’iperbolico, sono ben dettagliate e coerenti. Il tutto in una flemma fortemente grottesca, con un pizzico di surreale e con personaggi particolari ben scritti.
Ora, come Longlegs ricordava Il silenzio degli innocenti, The Monkey ricorda per messinscena e inquadrature Final Destination. Solo che se in quella saga si cercava in maniere sempre più macchinose e contorte (e dal terzo capitolo in poi, sempre più forzate) di raggirare il disegno della morte e con topoi narrativi ormai divenuti ripetitivi e riciclati, oltre che a prendersi troppo sul serio. Qui invece le meccaniche sono più semplici, circoscritte in una sola figura allegorica e ci si prende molto meno sul serio. Poi, a parte una piccola forzatura per arrivare ad un’ultima smaccata “uoatafack”, il resto è fatto bene.
The Monkey (2025): Tatiana Maslany
Senz’altro non stiamo parlando di un grande film, ma è una chiara dimostrazione che anche se su commissione e non nelle corde del regista, Oz Perkins riesce a preservare una buona mano.
Nota di servizio. E' vero, la recensione è lunghetta, al contrario del film che dura 98 minuti. Così, tanto per evidenziare che ad oggi la durata media dei film di Perkins è arrivata a 93,6 minuti e che gli si può dire tutto tranne di essere un pachiderma...
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