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La vita da grandi

Regia di Greta Scarano vedi scheda film

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La recensione su La vita da grandi

di barabbovich
5 stelle

Costretta ad allontanarsi per qualche giorno insieme al marito (Hendel) per alcuni esami medici, la mamma di Irene (Monti) chiede a quest'ultima (De Angelis) di tornare a Rimini, la città che la ragazza ha lasciato anni prima - direzione Roma - per accudire il fratello Omar, quarantenne affetto da autismo (Yuri Tuci, alla sua prima prova sul grande schermo e nella vita vera nella stessa condizione). Tra i due inizia così una convivenza tanto improbabile quanto tenera, con un obiettivo dichiarato: traghettare il "ragazzone mai cresciuto" verso l'autonomia adulta, anche a costo di spalleggiarlo nel sogno di diventare un rapper e partecipare a un improbabile talent show, con tanto di giuria pop-trash (Lundini, Maionchi, Ozpetek, Ayane: più verosimili della realtà).
L'esordio dietro la macchina da presa di Greta Scarano parte da una storia vera, quella di Damiano e Margherita Tercon, raccontata nel libro "Mia sorella mi rompe le balle" (Mondadori). Il film è accarezzato da buoni sentimenti e scampoli di commozione ben dosata, senza mai sprofondare nella retorica. Alterna momenti di pudica malinconia a passaggi leggeri e riusciti, spesso risolti con una certa grazia da commedia di costume. E se il vertice emotivo arriva sulle note di "Ci vuole orecchio" di Jannacci - inno perfetto per chi ha imparato ad ascoltare più che a giudicare - il resto procede con passo sobrio anche se piuttosto monocorde. Come si dice in questi casi? Ah, già: bravi gli attori.

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