Regia di Matthias Glasner vedi scheda film
Jesus, don't cry You can rely on me, honey You can combine anything you want I'll be around
L'anaffettivo è una persona che ha una spiccata incapacità,
più o meno patologica, di provare emozioni.
Si manifesta in persone che sono state esposte
in età infantile o adolescenziale a traumi o stress reiterati
che hanno provocato un congelamento della loro affettività a difesa del proprio Io.
Daniela Veneruso, Philophobia e philoterapia: Paura di amare, 2019
'Sterben', dal tedesco 'Morire' è il titolo originale di 'Lo spartito della vita'.
Se non avete ancora chiaro il senso della vita, della morte o dell’arte questo potente film vi aiuterà a percepirlo fino all’ultimo respiro.
Forte, incisivo ma poetico, netto e affilato come una lama di un coltello giapponese Shogun, il film non lascia remore, ne pentimenti, né dubbi.
Quello che si semina si raccoglie e, a volte, molto oltre.
Dedicato a tutti quei genitori che inconsapevolmente o meno uccidono la vita emotiva dei figli i quali spesso, con quella ferita profonda per salvarsi, diventano eccelsi artisti.
Nel film come nella vita, dato che Sterben è puntellato da eventi autobiografici del regista Matthias Glasner
STERBEN
Il potentissimo film di Matthias Glasner in 180' raccoglie tutto lo scibile dell'umano sapere. Fin dai primi fotogrammi la triade, arte visiva, musica e le profonde parole della recitazione di una bambina, indicano la direzione precisa: Amore estremo per quello che si fa. Forse fino alla morte. Che, d'altro canto, è la scelta definitiva e invasiva di ogni artista, che voglia essere degno di essere chiamato con questo nome.
A volte, per capire un film profondamente, basterebbe prendere il testo del tema musicale prescelto e predominante per registrare tutto quello che un regista vuole dire, senza tanti fronzoli.
E' questo il caso dell'inondante e tsunamica colonna sonora e visione poetica di Glasner che con 'Sterben' ('Lo spartito della vita') spazza via dubbi esistenziali, creazione artistica e legami familiari. In un unico colpo stordisce e raggela lo spettatore rendendolo una persona migliore una volta alzatosi dalla sedia del cinema. Datevi tutti l'opportunità l'11 settembre.
E' questo il caso di ascoltare uno dei main themes scelti, Jesus, don't cry dell'artista dimenticato da anni Bill Fay, che nonostante la sua grandezza venne stroncato dalla critica e morì un pò in sordina (un pò recuperato solo di recente), proprio a febbraio 2025.
Grandissimo artista e ispirato dall'alto qui il testo e il link audio. La sua vita è simile e vive di assonanze con quella dell'amico del protagonista, un compositore, proprio l'autore del titolo della sua opera 'Sterben'. (Morire) il cui profondo significato viene come al solito in Italia modificato, inutilmente depotenziato nel titolo del film.
Jesus, don't cry
You can rely on me, honey
You can combine anything you want
I'll be around
You were right about the stars
Each one is a setting sun
Tall buildings shake
Voices escape singing sad sad songs
Tuned to chords
Strung down your cheeks
Bitter melodies turning your orbit around
Voices whine
Skyscrapers are scraping together
Your voice is smoking
Last cigarettes are all you can get
Turning your orbit around
Our love
Out of
Our love is all we have
Our love
Our love is all we got is money
Every one is a burning sun
Già presentato al Festival di Berlino dove giustamente ha vinto L'Orso d'Argento, il commovente 'Sterben', 'Lo spartito della vita' è quindi in arrivo a settembre nei cinema italiani.
'Kitsch è quando la sensazione non raggiunge la realtà' si dice nel film in un'espressione che ben esprime il punto di vista di un grande musicista. Quella linea sottile che un artista non deve oltrepassare pur riuscendo a far capire al pubblico l'opera semplificando, senza invadere. Sono l’opposto dell'opposto, la materia il fallimento - si dice. Spesso disquisendo della creazione che è vita, opera d'arte. Ma anche nascita di un bambino, malattia dei genitori e loro morte.
Un altro dei temi infatti è la genitorialità e gli errori endogeni come ad esempio l'anaffetitivà che, se non studiati, capiti, introiettati si passano eternamente dai genitori ai figli ai nipoti tutti inconsapevoli, in un albero genealogico fallace.
Musiche
Quello che colpisce nel film, oltre al già citato Bill Fay, (il cui brano Jesus Do Not cry, you can rely in me sta nel meraviglioso album Life is People), è la cura musicale devastantemente perfetta, non solo nei sillogismi che vuole instaurare, ma calzante in ogni attimo. A cura di Lorenz Dangel in cui il pezzo Die aber, die dem herrn vertrauen, (Quelli che confidano nel Signore) affida all'Onnipotente scelte, dolori, errori. Oltre ad una poesia armonica perfetta.
La cura ad esempio è usata nei due brani dell’artista dimenticato Bill Fay in assonanza con l’artista compositore del film (il bravissimo Robert Gwisdek) che, anche nella pellicola si suicida perché infelice, incompreso e privo del meritato successo.
L’arte a volte pervade la vita, invadendone tutte le corsie.
Il protagonista (Lars Eidinger) è un eccelso William Hurt in versione tedesca: elegante flemmatico, direttore d’orchestra. Perfetto nella sensibilità del ruolo, egli ci attacca una stringa di freddezza nordica, forse ereditata da una madre che non lo ha mai amato. Egli supporta invece pienamente l'amico fragile e artista che comprende e chiama 'partner', meglio assecondando il rapporto col maschile e con un padre dolce, fragile, di sicuro maggiormente accogliente rispetto alla madre.
'Il fatto che io muoia aiuterà di sicuro il mio pezzo' dice il compositore - amico. Se ne andrà infatti presto in un gesto suicida e disperato, dato dalla stanchezza dell'incomprensione dell'arte e di vivere.
Anche la sorella (di Lars Eidinger) - Ellen - è un'eccelsa cantante. Ella sommerge, nasconde la sua arte in una vita di routine dove l'unica risposta alla freddezza materna e al suo conseguente fallimento è annegare il talento inespresso nel calore dell'alcool e serate da bar.
Scene potenti con attori al top della forma, saranno visibili e in uscita al cinema da giovedi 11 settembre 2025
Ecco i premi già vinti
Orso d' Argento Migliore Sceneggiatura, Miglior Film Giuria Lettori Morgenpost Readers, Miglior Film Cinema Tedeschi d'Essai alla 74° Berlinale. E' stato eletto Miglior Film Tedesco del 2024, con Miglior Attrice Protagonista (Corinna Harfouch), Miglior Attore Non Protagonista (Hans-Uwe Bauer).
Non a caso, alla luce di quanto detto, ha vinto la Miglior Colonna Sonora (Lorenz Dangel).
Il travolgente, spiazzante ed emozionante film di Matthias Glasner finalmente arriva nelle sale distribuito da Satine Cult. Questo è il label Satine Film dedicato alle voci più audaci, coraggiose e originali del cinema contemporaneo.
Unendo riferimenti fortemente autobiografici a momenti di finzione, il regista osa scardinare il tabù più inviolabile. Quello dell’affetto che, solo per convenzione, si attribuisce ai legami familiari. Mettendo a nudo con un'analisi sottile sentimenti intimi dei protagonisti, attraverso il punto di vista di ognuno, riesce a trasformare una storia privata in un racconto universale. Con coraggio, affronta i grandi temi dell’esistenza. Dramma, humour e austerità, grottesco e sublime si fondono in un’unico destino, una musica che crea e anche distrugge.
Sinossi
I “Lunies” non sono più una famiglia da molto tempo. Vivono in una cittadina nel nord della Germania. Sebbene fino ad allora fossero autonomi e indipendenti, Lissy e Gerd invece si trovano ora in una fase critica della propria vita. Gerd è affetto da demenza, sfugge al controllo di Lissy ed è per lei sempre più ingestibile. A sua volta Lissy, un tempo solida e forte, inizia a mostrare segni di fragilità fisica ed emotiva.
La coppia ha due figli, Tom e Ellen, molto impegnati con le proprie vite, anch’esse complicate. Tom, direttore d’orchestra, è alle prese con la direzione di "Sterben" un brano composto da un amico difficile da gestire. Al contempo è in attesa di diventare "padre" della figlia dell’ex compagna.
Invece Ellen lavora come assistente in uno studio dentistico. In effetti, un lavoro molto poco creativo. Essa cerca di dare pace alla propria vita instabile e tormentata iniziando una relazione con un medico sposato. Con lui condivide la passione per l’ alcool, annegandovi ogni dote creativa. Oltre che se stessa e i suoi fallimenti.
I due fratelli, entrambi spezzati dal punto di vista emotivo e sentimentale, tracciano le proprie instabilità nelle radici. Le loro difficoltà di rapporto (anche amoroso) nascono infatti con la madre, la cui durezza e anaffettività divengono ahimè fonte di riflessione. In secondo luogo di grandi problemi non solo per loro, ma di molti rapporti e disagi nelle famiglie in generale.
È questo il momento in cui Lissy e Gerd avrebbero più bisogno dei propri figli. La loro precaria situazione di salute potrebbe essere l’occasione per un riavvicinamento catartico. Così il rivelare quelle emozioni nascoste barricate in implacabile freddezza, ora dato il poco tempo a disposizione, potrebbero finalmente venire alla luce. Ma antiche incomprensioni e segreti inespressi affiorano con prepotenza, rendendo la riconciliazione sempre più difficile.
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