Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
L'iperattivismo di Soderbergh ci presenta questo "Presence", uscito nel 2024, quando ha già altri due nuovi film sul mercato. Lui rimane un regista interessante, uno sperimentatore, ma così facendo rischia anche di dissipare troppo il suo talento. "Presence" lo trova in buona forma, con poco più di ottanta minuti originali, con la fattura di un buon Cinema, se non ottimo. Una famiglia di medio alta borghesia, padre madre e due figli adoloscenti, si trasferisce in una nuova grande casa, di quelle tipicamente americane, a due piani. La ragazza percepisce una presenza, che si manifesta più volte in maniera evidente. Questa è la sintesi estrema, per non svelare nulla, ma quello che può apparire come un film horror, in realtà non lo è affatto, se escludiamo gli ultimi venti minuti, che virano verso il thriller. Tutto quello che avviene prima è uno sguardo altro, dove la cinepresa "dronica" (nel senso di drone) di Soderbergh fa da occhio e da presenza fantasmatica, fluttuando per la casa e restituendoci il suo sguardo. Mentre le vicende famigliari si evolvono, quest'occhio dall'al di là ci fa vedere e sentire, "to feel", il suo dolore, la sua solitudine, la sua voglia di proteggere Chloe, la ragazza attorno a cui si sviluppa il film. Che questo essere fluttuante sia la sua amica Nadia, morta di (presunta) overdose poco tempo prima, o chissà chi altro, poco importa. L'espediente funziona, rendendo una storia di stampo teatrale (avviene tutto all'interno dell'abitazione), fluida e coinvolgente, anche perché, intelligentemente, Soderbergh non la tira per le lunghe. Un'opera di grande qualità artistica, con attori bravissimi nel recitare con questa "presenza" addosso e, ancora una volta, un esperimento riuscito per un maestro del genere.
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