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Presence

Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Presence

di zombi
10 stelle

la famiglia è uno specchio incrinato, criceti da laboratorio nutriti a promesse e cresciuti a siringhe di successi da mantenere pena il fallimento. una presenza impalpabile che ci resta attaccata come un dolore da dimenticare col tempo; concetto ormai da febbre dell'oro. gran film

in fuga da un trauma la famiglia si affretta a prendere la nuova casa per paura che qualcun'altro ne approfitti.

ma nella casa c'è una presenza.

sicuramente a causa di un maledetto hashtag da affibbiare a qualsiasi cosa che anche lontanamente si pensi, il film di soderberg è per un certo minutaggio un ufo.

il pubblico da titolo, sa che c'è qualcosa che si muove nella casa, che segue chiunque entri nella casa.

ma non  si riesce bene a capire.

 è solamente quando cominciamo ad entrare nelle dinamiche di questa famiglia medio/alta borghese che da presenza e solo in quanto tale, si inizia a decifrare anche il film.

la madre come mater familias legatissima al figlio maschio che ha risultati mirabili nelle discipline sportiv e tra l'altro si è già fatto amico il leader della scuola; un biondo cyborg inquietante con lo sguardo glaciale di una telecamere a circuito chiuso.

lei e il figlio sono la parte vincente della famiglia-società che però ovviamente nasconde incrinature che lo stucco della ferocia finanziaria e dei bei vestiti stilosi, faticano a nascondere.

il padre invece insieme alla figlia, rappresentano la parte fragile, zoppicante, debole e quasi imbarazzante del nucleo.

la madre tiene in mano le redini, ma i suoi problemi lavorativi potrebbero rappresentare un serio colpo penale. 

il padre ha perso diverse possibilità e fa fatica da pilastro identificato e segnato a reggere i colpi di fallimenti che non gli verrebbero probabilmente perdonati.

non vinci se non lo vuoi; se sei debole sei attaccabile.

le dinamiche familiari per cui un genitore non può essere amico del figlio e quindi non riesce, non può, non vuole o no ha tempo per capire cosa non va nella mente in formazione di un giovane uomo o una giovane donna, fanno in modo che sia praticamente impossibile cosa passa nella mente dell'elemento fragile di quel nucleo.

il padre accusa la madre di dimenticarsi di avere due figli e la madre relazionandosi perfettamente col figlio maschio che riesce ad eccellere, fatica ad entrare in contatto con la figlia che fa fatica a superare il lutto della sua migliore amica nei tempi imposti e richiesti da una cura psichiatrica. per contro il padre accusando il figlio di accanirsi sulla sorella, se ne alliena automaticamente la vicinanza.

ma il pubblico tutto questo inevitabile disastro, annunciato ma complicatissimo da elaborare, riconoscere, affrontare e curare nei tempi dettati da una società frenetica che richiede successi per dimostrare quanto è grande e valorosa nel suo promettere un mare di latte e miele, lo vede accadere impotente, perchè non può intervenire a dare direzioni.

soderberg nei quasi 90 mintui di film, coadiuvato da una trama thrilling che si estrinseca attraverso una confessione di colpevolezza sotto forma di intimità tra giovani ragazzi coi loro problemi di inadeguatezza di persone in divenire a cavallo tra l'età adolescenziale e tutte le voglie di emanciparsi da genitori benestanti ma inevitabilmente distratti , ci mostra come la difficoltà di vivere dei vivi, sia perfettamente visibile solo a chi invece vivo non lo è più.

e come il disastro non si possa prevenire non per colpa(o comunque non sempre), ma a causa di tutto quello che noi stessi ci imponiamo per dar senso ad una vita che che deve essere assolutamente over the top per essere degna di essere postata, ma nche solo vissuta.

se a fare la differenza è il potere che l'uno può decidere di avere sull'altro, vuol dire che l'essere umano ha intrisicamente deciso che non vuol capire niente.

ad essere horror non è il genere del film, ma le scene di una rappresentazione in cui non è previsto l'approfondimento psicologico dei personaggi e dove le figure si muovono come se nessuno avesse avuto voglia di dire loro come agire per scarsità di tempo.

 

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