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Presence

Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film

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La recensione su Presence

di diomede917
9 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: PRESENCE

Presenze, Bugie e Smartphone questa potrebbe essere la sintesi dell’ultimo film (almeno da noi) di Steven Soderbergh.

Grazie alla scrittura di David Kopp, che si ricorda di essere stato anche regista di film come Echi Mortali e Secret Window e quindi abile a piazzare e descrivere perfettamente le presenze dentro case che nascondono dolori e le finestre segrete simbolo di presagio di sventure future, Steven Soderbergh ci dimostra di essere un regista con gli attributi grandi come una mongolfiera.

Presence può essere considerato un horror solamente per la “Presenza” di un’entità che osserva e segnerà la vita e il destino della famiglia Payne.

Ma in realtà la vera presenza siamo noi spettatori che diventiamo protagonisti di diversi piano sequenza che costellano il film, ricordando in alcuni momenti quella prospettiva che Robert Zemeckis aveva usato in Here per raccontarci l’evoluzione del nucleo familiare americano.

E così Soderbergh ci catapulta nel dramma e nei traumi che stanno accompagnando questa famiglia interraziale, dove il codice genetico orgogliosamente americano del capo famiglia Chris (interpretato dal corpulento Chris Sullivan) viene sostituito da quello forte e autoritario del vero capo branco ossia Rebecca interpretata dalla bravissima Lucy Liu che ha trasferito i caratteri orientali ai due figli Chloe e Tyler.

Chloe è totalmente traumatizzata dalla morte della sua migliore amica morta di overdose durante il sonno ed è in totale balia della mancanza di un affetto familiare che possa proteggerla e sostenerla in questo percorso che potrebbe essere autodistruttivo, Tyler è il viziatissimo cocco di mamma essere speciale nato con un dono speciale che solo la madre vede. Madre troppo presa da sé e il suo lavoro da non vedere l’infelicità del marito che non ama più vivere in quel contesto familiare.

La “Presenza”, vera protagonista del film, capisce che la sua vera missione è salvare la giovane Chloe dai propri demoni e forse solo così potrà salvare anche quella famiglia sull’orlo di una crisi di nervi.

Steven Soderbergh è bravissimo a raccontare le paure e le fragilità della società americana attraverso le paure e le fragilità della famiglia Payne e lo sa facendo un grandissimo film di regia.

I primi 5 minuti che ci introducono al mondo della “Presenza” che entrerà in contatto con i nuovi inquilini sono un vero manuale della messa in scena. Piano piano che il film prende piede e la sceneggiatura di Koepp dà solidità sia al racconto che alle immagini, Presence si trasforma in una storia d’amore familiare di grande intensità emotiva che usa l’escamotage dell’Horror Movie per entrarci dentro l’anima e farci vivere il tormento interiore di quei quattro soggetti solo in apparenza scollati uno dall’altro ma che hanno un forte desiderio di amare e di essere amati proprio quel nucleo familiare che sentono così lontano.

L’unica cosa che mi sento di dire come chiusa finale è semplicemente

“Bello, bello, bello da morire”

Voto 8,5

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