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Fino alla fine

Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film

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La recensione su Fino alla fine

di mm40
3 stelle

Una ragazza americana in visita in Sicilia trascorre la sua ultima serata di vacanza insieme a un ragazzo del luogo. Quello che all'inizio sembra un incontro amoroso dai risvolti piacevoli molto presto diventa un incubo claustrofobico che attraversa la notte siciliana.


La vita è il risultato delle scelte che facciamo”: potrebbe esistere banalità più sesquipedale, più grossolana e al contempo altisonante di questa? Sì, dai, forse sì: ma accontentiamoci, per favore, perché se è vero che al peggio non c'è mai fine, è altrettanto vero che non occorre tentare di fare alcun record, di spingersi a ricercare con ogni sforzo nuovi abissi. È proprio con questa sentenza che si apre Fino alla fine, la tredicesima regia in lungometraggio di Gabriele Muccino, che arriva a quattro anni dalla precedente Gli anni più belli (2020); oggettivamente rispecchia in pieno lo spirito del film, c'è poco da obiettare. Un film altisonante, dal punto di vista delle immagini (indubbie sono le capacità del regista, così come quelle dei suoi collaboratori tecnici), eppure indiscutibilmente grossolano al tempo stesso, di una banalità agghiacciante nello sviluppo della storia e negli argomenti messi sul piatto – o nella mancanza di essi, per meglio dire. Un Tutto in una notte (John Landis, 1984) virato di prepotenza al Gomorr-esque dei tempi contemporanei, con una generosa distesa di zucchero a velo (la turista americana in vacanza, che fa molto Audrey Hepburn del nuovo millennio) sopra, per addolcire i palati degli spettatori d'oltreoceano. Pur trattandosi di una produzione al cento per cento italiana (con partecipazione anche di Rai Cinema), infatti, Fino alla fine mira esplicitamente al mercato statunitense con una serie di dialoghi per lo più in inglese, con sottotitoli in italiano, che d'altronde occorrono anche per far capire qualcosa quando i protagonisti parlano in dialetto siculo. Un bel pasticcio, insomma, che dura oltretutto due ore tonde: bastava meno, davvero. La sceneggiatura è di Muccino e di Paolo Costella, con la consulenza di Sonia Cristofori per i dialoghi. Fotografia: Fabio Zamarion; scenografia: Massimiliano Sturiale; montaggio: Claudio Di Mauro; costumi: Angelica Russo; interpreti principali: Elena Kampouris, Lorenzo Richelmy, Saul Nanni, Enrico Inserra, Ruby Kammer. 3/10.

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