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Better Man

Regia di Michael Gracey vedi scheda film

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La recensione su Better Man

di mm40
6 stelle

Robbie Williams, artista eccentrico ed egocentrico, un passato burrascoso e una famiglia ordinaria ma non troppo, un talento molto spesso messo alla prova da una ferma volontà di autosabotaggio manovrata da instancabili demoni interiori: questo curioso biopic racconta la sua vita dall’infanzia all’approdo quindicenne nei Take that, fino agli esordi di una carriera solista che si rivelerà sfavillante.

 

La domanda iniziale, ineluttabile e più che sensata, sarà: che bisogno c’è di un biopic su un artista appena cinquantenne? Ecco due risposte possibili per mettere a tacere qualsiasi dubbio: sì, Robert – Robbie – Williams è nato nel 1974 e all’uscita di questo film ha appena raggiunto il mezzo secolo di età, però non si può dimenticare che la sua carriera ha avuto inizio prestissimo, diventando un professionista dello spettacolo appena sedicenne. Il Nostro ha cavalcato infatti l’onda del successo dei Take that (una delle prime boyband costruite a tavolino essenzialmente come pura e semplice macchina da soldi) per qualche anno, costituendo sempre l’ingranagio difettoso del congegno, fino a venire estromesso dal quintetto e a doversi inventare una carriera solista da zero. Anzi: con la fama non sempre piacevole di essere una popstar ‘di plastica’, un prodotto di facciata dell’industria dello show business. Ma questo lavoro diretto da Micheal Gracey (The greatest showman, Pink! Tutto ciò che so finora) racconta anche della passione per l’entertaining che Williams coltiva fin da bambino, grazie a un padre aspirante comedian e a una madre e una nonna che lo hanno sempre incoraggiato a esprimersi e a fare del suo meglio; ci mostra insomma lo spiccato lato esibizionista e artistico a 360 gradi che il protagonista ha posseduto sin da piccolo. Seconda risposta alla domanda di partenza, quindi: Better man (dal titolo di una canzone del terzo album di RW) è un biopic assolutamente unico nel suo genere, considerata la scelta di rappresentare il suo protagonista con… una scimmia. Una scimmia animata in digitale con grande cura, che rappresenta lo spirito ribelle e anticonformista, la strabordante personalità e la volontà di stare al centro dell’attenzione che appartengono senz’altro al cantautore inglese. In attesa che qualcun altro realizzi qualcosa di simile, o quantomeno ispirandosi all’idea che sta al centro di questa pellicola, Better man rimane un pezzo unico, un lavoro che di sicuro non passa inosservato o rischia di confondersi con le altre mille opere di stampo biografico su un’artista. Williams presta la sua voce come narratore esterno, mentre il suo personaggio viene interpretato sul set da Jonno Davies (e poi animato in postproduzione, come detto); tra i difetti del lavoro: le lunghe scene coreografiche con brani di RW, che appesantiscono la narrazione anziché illustrarla e in particolare quella relativa a Rock DJ, che vede anacronisticamente in scena il quintetto dei Take that (come è noto, il brano uscirà solamente più avanti, nel terzo album solista di Williams); un certo gusto eccessivo per il melodrammatico e il pathos (la sequenza del funerale, per dire); la discutibile scelta di fermare la narrazione all’incirca al 2000, anno di uscita di Sing when you’re winning, con rarissimi accenni a quanto accadrà in seguito nella vita e nella carriera dell’artista. Non ultimo, pare bizzarro non aver inserito in alcun modo nel film I hope I’m old before I die, il primissimo singolo dal primissimo album di Robbie Williams, nonché il pezzo che lo fece conoscere al mondo come cantautore vero distaccandosi dalla precedente immmagine di ‘marionetta’ pop. Due ore e un quarto di durata, ritmo nel complesso abbastanza vivace. 6/10.

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