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L'uomo di argilla

Regia di Anaïs Tellenne vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo di argilla

di yume
8 stelle

locandina

L'uomo di argilla (2023): locandina

Garance (Emmanuelle Devos ) e Raphaël (Raphaël Thiéry) , una donna e un uomo separati da quelle innumerevoli barriere che spesso dividono gli esseri umani senza che nulla sembri poterli avvicinare.

Lei è una famosa artista performer, ha creato installazioni e manufatti scultorei conosciuti nei posti che contano, lui è un umile uomo di fatica che vive con la vecchia madre nella dépendance di un castello dove non arriva mai nessuno.

Ma non basta, Raphaël è orbo di un occhio che copre con una benda, ha un corpo grosso e mal curato, è quasi afasico. Lo conosciamo fin dalla prima scena mentre dà la caccia alle talpe del parco e poi le appende per la coda sulla staccionata a disseccare. Un particolare macabro che impareremo a dimenticare, ma intanto, unito al suo aspetto selvatico, ci dispone male, molto male nei suoi confronti.

Ma Raphaël non è stupido, si conosce bene e, nel caso l’avesse dimenticato, ci pensa la madre a ricordarglielo, gettandogli in faccia quel bonario disprezzo tipico di madri deluse.

Raphaël sfoga il suo istinto maschile in incontri usa e getta con l’attempata postina, nulla che sembri amore, un sentimento che, d’altra parte, mai penseremmo possa allignare in un corpo così malmesso e in una vita senza orizzonti come la sua.

Grande, perciò, è la nostra sorpresa quando scopriamo in lui un amore per la musica che coltiva suonando di notte nel parco del castello la sua cornamusa e componendo brevi brani che tiene solo per sé.

Fa parte di una band di musica tradizionale, Terre Galliche, ma con loro deve suonare solo pezzi per far ballare la gente.

Raphaël Thiéry

L'uomo di argilla (2023): Raphaël Thiéry

L'uomo di argilla (2023): Trailer ufficiale italiano

Quando arriva Garance durante un nubifragio nel maniero di sua proprietà, in preda a crisi esistenziale e sentimentale, Raphaël si mette al suo servizio, come da mansionario, lei lo tratta da servo, la distanza fra i due è abissale.

Bene, L’uomo di argilla è un film, diciamo pure un film/favola, di quelli dove accadono cose impensabili, eppure ha un grande merito, far sembrare tutto vero, tutto molto reale nell’indagine sulle psicologie dei personaggi, sui sentimenti che irrompono delicatamente sulla scena, sulle cocenti delusioni di cui è cosparsa la vita.

Quello che avvicina Garance  e Raphaël è l’arte, quando quel grosso corpo ha uno straordinario impatto con l’artista che lo vive “come un paesaggio che non smetterei mai di percorrere”.

La musica di Raphaël conquista Garance, la sensuale manualità dell’artista nell’usare l’argilla conquista  Raphaël che si presterà a farle da modello.

Per Garance è immersione totale della sua arte nella vita a cui stava rinunciando, per Raphaël è la scoperta di un mondo in cui il suo animo gentile trova la sponda di cui aveva bisogno, al punto da volere un occhio nuovo, anche se di vetro.

La statua che Anaïs Tellenne, regista al suo primo lungometraggio, ha fatto oggetto di tante inquadrature, con le mani di Garance che formano, levigano, rendono carne viva, sarà esposta e la posa susciterà domande: è un pensatore come quello di Rodin? No, è un sognatore. E’ l’animo di Raphaël che l’arte di Garance ha catturato.

Come tutte le favole vere poi la vita si riprenderà i suoi diritti, grandi temporali e lune luminose continueranno ad alternarsi sulla folta vegetazione del parco del bellissimo maniero di nuovo vuoto.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

 

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