Regia di Marcel Barrena vedi scheda film
Bus 47 (2024): scena
"Bus 47" è il film catalano premiato con il massimo riconoscimento nell'ultima edizione dei Goya.
Forte delle cinque statuette ottenute in patria, è approdato nelle sale italiane per raccontarci una pagina interessante della storia spagnola. Sapevate che nel 1958, una stagione di forti migrazioni interne, il governo franchista emanò una legge secondo la quale chi costruiva una casa poteva abitarci solo se riusciva ad edificarla in una notte? Era un tentativo di disincentivare la nascita delle bidonville ai margini delle grandi città che, giorno dopo giorno, dovevano accogliere gli esiliati della campagna. Le abitazioni, spesso di fortuna, che non riuscivano ad arrivare al tetto, entro l'alba, venivano abbattute dalla polizia, solerte nel recarsi alle prime luci del mattino nei luoghi ove si erano accampati i nuovi migranti.
Bus 47 (2024): scena
Marcel Barrena inizia da questa controversa pagina della storia spagnola e ci racconta della nascita di Torre Barò, quartiere periferico e montuoso di Barcellona; luogo ideale dove costruire un villaggio che fosse discretamente lontano dalle attenzioni falangiste.
Nel 1978, tuttavia, a vent'anni dalla realizzazione del primo insediamento, rimpiazzate le strutture di legno e lamiera con mattoni e cemento, le necessità della comunità cambiano. Il franchismo è caduto e ci si avvia verso una transizione che porterà, pian piano, alla democrazia. L'eterogeneo ed abusivo villaggio ha bisogno di strade, acqua corrente e di una linea di trasporti per raggiungere Barcellona velocemente. Sono soprattutto i trasporti ad essere di vitale importanza. Caduto Franco non c'è più bisogno di nascondersi e l'intero paese, semmai, ha necessità di sviluppare nuove sinergie e nuovi rapporti.
Bus 47 (2024): scena
"Bus 47" è tratto da una storia vera, quella di Manolo Vital, uomo legato alla "comune" di Torre Barò sin dalla fondazione. Manolo è un "sindaco di quartiere" che spende il proprio tempo per i compaesani facendosi portavoce dei loro bisogni presso le istituzioni comunali di Barcellona. Le "fatiche" di Vital per ottenere l'estensione della linea a Torre Barò non portano a nulla finché l'uomo, un autista d'autobus, prende in mano la situazione nel modo meno ortodosso possibile.
Il film è animato dalla forza dirompente del suo personaggio, ben interpretato dall'attore Eduard Fernández. Il suo Manolo è caparbio ed ha un conto in sospeso con il franchismo che gli ha portato via il padre e l'ha costretto ad una vita di espedienti e difficoltà economiche. Buone le interpretazioni di Salva Reina, nel ruolo dell'amico Felipín, e di Clara Segura nei panni della moglie Carme che per Manolo lasciò la propria via, senza dimenticarsi mai l'intensa umanità nei confronti dei poveri che contraddistinse la sua "vita precedente".
La storia del riscatto sociale di un'intera comunità di emarginati funziona molto bene. I personaggi sono generalmente ben tratteggiati e la drammaticità di molte situazioni è addolcita dal tono lieve di altre più gioviali e divertenti.
Barrena scandisce il passare del tempo in una macchia che pian piano si espande nella parete della cucina mentre al di fuori del focolare domestico la Catalogna cerca di superare il passato doloroso, tra scioperi e rivendicazioni.
Davvero notevole il montaggio di Nacho Ruiz Capillas che armonizza i filmati dell'epoca con le riprese a bordo del bus rosso di Manolo.
Non mi convince del tutto, invece, l'ondivago procedere del film. Cosa desidera raccontare Marcel Barrena? La storia di un uomo che seppe battersi per la propria gente ed ottenere grazie alla sua tempra combattiva quei servizi che la municipalità non avrebbe, altrimenti, portato nel piccolo e marginale quartiere? O vuole realizzare un'invettiva contro il franchismo che in quel periodo era in via di estinzione? L'accusa al franchismo, per quanto possa essere necessaria, mi sembra abbastanza superflua, soprattutto nella parte finale quando la figlia di Manolo intona una canzone popolare che ha il tono della lotta politica. C'è poco da disquisire sul fatto che il franchismo mantenne la Spagna ai margini e ne fece un paese povero e retrogrado ma la sordità delle istituzioni davanti a cittadini che chiedono migliori condizioni di vita e servizi imprescindibili non appartiene esclusivamente ad uno schieramento politico. Per quanto esecrabile sia stato l'operato di Franco forse si poteva mantenere una certa distanza tra l'ignavia delle istituzioni locali e le colpe di un regime che si rese colpevole di oscenità peggiori e di altro calibro.
Avrei preferito che "Bus 47" si concentrasse sulla lotta civile per il riconoscimento al decoro dell'intera comunità di Barcellona. Avrebbe avuto un significato ancor più specifico per le istituzioni locali del presente, troppo spesso dedite a nascondere le proprie inettitudini dietro la politica nazionale.
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
Bus 47 (2024): scena
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