Regia di Gilles Lellouche vedi scheda film
L'amore tra Jackie (interpretata con straordinaria inespressività da Adèle Exarchopoulos nella versione adulta), studentessa orfana di madre, e Clotaire (Civil, faccia giusta), teppistello primogenito di una famiglia numerosa, sembra andare oltre le barriere sociali e culturali nella Francia degli anni Ottanta. Ma quando lui finisce per dieci anni in carcere al posto di un altro, lei si sposa infelicemente con un uomo ricco che non ama (Lacoste). Quando incontrerà di nuovo Clotaire, nel frattempo passato a ben altri crimini, l'amore sboccerà ancora.
Il film dell'attore e regista Gilles Lellouche sorprende per il virtuosismo delle incessanti trovate visive, al punto che proprio quell'aspetto risulta il più godibile di un'opera che, nonostante la durata (2 ore e 40'), non stanca mai. L'amore palpitante tra i due protagonisti viene raccontato prevalentemente attraverso il prisma dei rispettivi ambienti sociali (lei con un padre premuroso; lui circondato da un nugolo di scavezzacollo), in un percorso parallelo che a tratti - al di là della plausibilità del racconto - sembra un po' forzato. Eppure, nella ridda di generi che il film abbraccia (melodramma romantico, crime, quasi-musical), questa tensione fa parte del gioco: Lellouche accumula inquadrature impossibili, citazioni cinefile e qualche numero coreografico, con un gusto per l'eccesso che non sempre si fa perdonare, ma che testimonia un'energia sincera. Così, tra echi scorsesiani, derive cinéma du look e un budget da kolossal francese, L'amour ouf (questo il titolo originale) rimane un'esperienza visiva ipertrofica e imperfetta, ma non priva di fascino. Un gesto di fede nel cinema che, per quanto esagerato, lascia addosso una febbre romantica difficile da scrollarsi di dosso.
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