Espandi menu
cerca
L'amore che non muore

Regia di Gilles Lellouche vedi scheda film

Recensioni

L'autore

diomede917

diomede917

Iscritto dal 20 agosto 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 10
  • Post -
  • Recensioni 572
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'amore che non muore

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: L’AMORE CHE NON MUORE

In Francia gli attori, invece di fare i passionari e i martiri contro il ministro della cultura di turno (naturalmente non del loro colore politico), si mettono dietro la macchina da presa, si mettono a disposizione di una storia veramente valida, scelgono un cast veramente all’altezza della situazione e alla fine realizzano dei film che accontentano i più brontoloni dei critici ma soprattutto un pubblico che li premia riempendo le sale.

E’ quello che ha fatto quel belloccio di Gilles Lellouche, prima ispirandosi alla nazionale maschile  svedese di nuoto sincronizzato realizzando quel piccolo gioiellino che noi abbiamo ignobilmente tradotto in 7 uomini a mollo e poi francesizzando un libro molto irlandese dell’irlandese Neville Thompson regalatogli dall’ attore Benoît Poelvoorde che lui ha prontamente ringraziato regalandogli il ruolo di un boss della mala con la passione per il canto e troppo papà per cazziare il viziatissimo figlio.

L’amore che non muore è un caledoscopio di emozioni, fortemente e volutamente viscerale, totalmente sconclusionato come quegli amori che vengono vissuti di pancia e che nonostante tutto ti appassioni e li segui per tutti i 160 minuti senza mai annoiarti cercando di capire se l’apertura alla Carlito’s Way è vera o è un inganno che il regista ha voluto mettere dentro il film per giocare con i nostri sentimenti.

I protagonisti di questa assurda storia d’amore, che in molti hanno paragonato a quella tra Nicholas Cage e Laura Dern di Cuore Selvaggio, sono Jacqueline detta Jackie e Clotaire.

Lei testimone e unica sopravvissuta all’incidente che le ha tolto la mamma, cresciuta in una scuola privata ma orgogliosa di frequentare in adolescenza la scuola pubblica, sommersa dall’amore di un padre presente e dispensatore di valori.

Lui bullo di periferia, figlio numero x di un portuale e una casalinga, un padre che al massimo sa dire ti amo solo con gli occhi ma che sa insegnarti la vita a suon di schiaffoni. Lui non sa cos’è l’amore e non ha neanche un vocabolario ricco per poter dire quello che il cuore gli trasmette.

È un amore a prima vista il loro, una colonna sonora impressa in una musicassetta che contiene i Cure (la band preferita di Jackie che vale il furto del loro ultimo disco) ma soprattutto Nothing compares to you nella versione originale di Prince che descrive meglio questo sentimento tra due persone così lontane ma che vogliono stare per sempre così vicino.

Un primo bacio rappresentato da una gomma da masticare attaccata al muro, una prima volta avvolta dall’erba e da una risposta a una domanda mai detta (non l’ho mai fatto anch’io).

Poi, purtroppo, per entrambi c’è il destino che la vita ci ha donato quando siamo venuti al mondo. Dal nostro codice genetico che nasce dalla strada non si esce.

E così il piccolo teppistello tutto istinto e nervi si unisce a una banda di malavitosi e il suo percorso di crescita ricorda quello di Henry Hill di Quei Bravi Ragazzi. Un gangster che ama essere qualcuno e le tasche piene di soldi da donare alla sua amata Jackie. Ma una rapina finita male segnerà per sempre il loro futuro, Clotaire si fa 10 anni al posto del figlio del boss e in quei 10 anni ha due soli pensieri.

Vendetta e Jackie, per amore imparerà 497 parole da dirle appena la vedrà.

Ma 10 anni sono lunghi per tutti e cambieranno la vita delle persone.

Gilles Lellouche descrive questa seconda parte di consapevolezza e redenzione, in maniera scoordinata e amara. Jackie vive passivamente il suo matrimonio visto che non può avere l’uomo che ama e Clotaire implode tutto il suo rancore e tutta la sua violenza per riprendersi tutto quello che ha perso con il carcere.

Ma certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano…

L’amore che non muore (che traduzione del più ingannevole “L’Amour Ouf”) è un film imperfetto che ti fa innamorare proprio della sua imperfezione. Gilles Lellouche ha la fortuna di avere un cast dove tutti sono in parte e dove tutti sono protagonisti di scene madri.

Un plauso particolare a Mallory Wanecque e Malik Frikah che con i loro volti riescono a rendere a pieno la bellezza di quell’amore giovanile e fanno da battistrada ai loro Jackie e Clotaire da adulti interpretati da quei due maledetti e dannati che portano il nome di Adèle Exarchopoulos e François Civil. Da vedere le scene della cabina telefonica e del funerale del figlio del boss per capire la trasformazione di questo amore tossico e immortale.

Voto 7

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati