Regia di Yann Gozlan vedi scheda film
Estelle è una brillante pilota di linea che conduce una vita apparentemente perfetta e lussuosa accanto al marito Guillaume, stimato medico. La sua routine è impeccabile: voli intercontinentali, nuoto, alimentazione sana e un matrimonio solido, con progetti di maternità all'orizzonte. Eppure, Estelle è una donna inquieta, tormentata da visioni e incubi ricorrenti che ne minano la serenità. Un giorno, per caso in aeroporto, rincontra Ana, un'abile fotografa con cui aveva avuto una passione intensa vent'anni prima. Il vecchio amore riaffiora con prepotenza: Estelle cede alle avance di Ana, riaccendendo una relazione intima e segreta. Ma quando, in una visione, vede Ana cadere a terra con il viso insanguinato e poco dopo l'amante scompare, Estelle inizia a cercarla ossessivamente, convinta che le sia accaduto qualcosa di grave.
Yann Gozlan narra la vita di questa donna matura e affascinante con un approccio profondamente introspettivo, ponendo al centro il tema delle relazioni ambigue: legami omosessuali ed eterosessuali che coesistono, generando un conflitto interiore devastante. Estelle ama ancora Ana, che l'aveva abbandonata anni addietro, ma non vuole rinunciare al marito, con cui condivide affetto autentico e progetti futuri. Questi turbamenti la rendono fragile, alimentando ansie, incubi e un calo delle prestazioni lavorative, che sfocerà in un pericoloso incidente aereo.
Gozlan dirige con un'estetica raffinata, creando un'atmosfera tesa e ipnotica, impreziosita dalle ottime interpretazioni – su tutte, una magnetica Diane Kruger nel ruolo di Estelle. Peccato che la sceneggiatura mostri alcune debolezze: la trama si ingarbuglia in troppi intrecci e il finale, anziché offrire una chiusura forte e appagante, opta per un'ambiguità un po' forzata che lascia nello spettatore un senso di incompiutezza.
Un thriller psicologico intriso di sensi di colpa, complicità, silenzi e protezione reciproca che, tuttavia, non riesce a coinvolgere completamente.
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