Regia di Otar Iosseliani vedi scheda film
Ghia (Gela Kandelaki) è il timpanista dell'orchestra sinfonica di Tblisi. La sua particolarità è quella di arrivare sempre in ritardo ma di trovarsi giusto in tempo per suonare le poche cose che la partitura prevede per il suo strumento. Questo non basta a giustificare il suo attegiamento superficiale agli occhi del maestro d'orchestra e del direttore del conservatorio. Ma Ghia è il tipo d'uomo che si lascia scivolare tutto addosso preso com'è dai continui ammiccamenti con ragazze sempre nuove e anche se è l'emblema dell'inaffidabilità tutti dimostrano di volergli un gran bene. Si sposta di continuo sostando con persone sempre nuove, va in luoghi sempre diversi e non porta mai a termine niente. Fa tantissime cose senza farne realmente alcuna e va sempre di corsa per arrivare puntuale agli appuntamenti. Le sue azioni danno il senso dell'incompiutezza, il suo girovagare distratto quello dell'assolutamente vacuo. A Ghia manca il tempo necessario per portare a compimento tutto ciò che vorrebbe fare."Avrei bisogno di più tempo" confida al suo amico orologiaio, di più tempo e di più spazio per dare un senso al suo girovagare perpetuo per la città, per non sembrare come un'uccello in gabbia che si dimena senza posa per reclamare un pò più di lentezza nel fare le cose e un pò meno di insistenza per farle bene. Cosa c'è di più destabilizzante di un uomo dalle movenze disordinate e distratte per un paese assoggettato all'ordine coatto del regime Sovietico? Cosa c'è di più antitetico di un uomo che dimostra di avere un' idea affato in linea col senso comune dominante della nozione spazio/tempo per un regime che ha fatto della regolarizzazione rigida del tempo e della compressione degli spazi vitali i suoi punti di forza? Cosa c'è di più lontano da un uomo senza coordinate da seguire e che non da mai punti di riferimento per uno Stato che ha nella pretesa di monitorare tutto e tutti l'elemento presuntuoso del suo potere megalomane? L'irregolare Ghia non poteva passare inosservato nella Georgia assorbita dall'Unione Sovietica e per questo film (terzo e penultimo lungometraggio girato in patria prima dell'esilio in Francia) non poteva non avere problemi l'irriverente Iosseliani. Perchè Ghia è l'alter ego del regista georgiano, del suo anarchismo imbevuto di beffarda ironia. Perchè il suo cinema ha da sempre la leggerezza di una piuma che si muove con fare iconoclasta tra le brutture del pianeta.
C'era una volta un merlo canterino (1970): locandina
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