Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Un valoroso impiegato usa e getta (Pattinson) viene scelto con grande entusiasmo da qualcun altro per una meravigliosa vacanza aziendale su Niflheim, quel paradiso artico noto per la sua calorosa accoglienza e le temperature da abbraccio mortale. Ogni volta che il nostro eroe fa una brutta fine (spoiler: succede spesso), l’azienda provvede amorevolmente a rimetterlo in piedi con un nuovo corpo fresco di stampa 3D e con la memoria quasi intatta, giusto per ricordarsi quanto fosse stato bello morire l’ultima volta. Un ciclo di morte, rigenerazione e déjà vu: la meritocrazia del futuro!
Alla sua prima trasferta americana, Joon-Ho Bong firma il suo film più ambizioso e, purtroppo, il meno riuscito. Incerto tra l’apologo fantascientifico e un registro grottesco che flirta con lo splatter, il regista si perde tra voice over inarrestabili, scenografie splendide e tempi dilatati (ben oltre le due ore), come se il budget hollywoodiano (c’è Brad Pitt nelle vesti di co-produttore) gli avesse sbloccato l’accesso al “pacchetto illimitato”. Ma sotto il ghiaccio del blockbuster si nasconde la distopia di un futuro già scaduto: un working class hero rigenerabile all’infinito, applaudito da operai con cappellini rossi mentre un leader-burattino (Ruffalo) legge lo spartito autoritario suggerito dalla first lady (Collette). Il risultato? Un film che, paradossalmente, sembra già vecchio: più che fantascienza, un documentario sulla precarietà contemporanea, travestito da epopea interstellare.
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