Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Una pellicola che cerca di mantenersi in equilibrio tra un disaster movie ed un film di denuncia, senza tuttavia approfondire più di tanto i gangli con la politica che portarono ad uno sfruttamento selvaggio del territorio negli anni del boom economico
Pur tralasciando alcuni aspetti focali del rapporto con la politica in una vicenda che è emblematica di quella corsa alla diligenza dell'industrializzazione italiana (e dove la produzione di energia elettrica rivestiva un ruolo sempre più importante), il film di Martinelli è comunque esplicativo delle tante sottovalutazioni che portarono ad una delle maggiori catastrofi della storia italiana. Costruita in fretta e furia senza un'adeguata valutazione del rischio di frane, la diga del Vajont si inserì così come un corpo estraneo in quel mondo rurale e contadino dove opporsi a questo genere di opere veniva tacciato come passatismo verso un progresso luminoso ed inarrestabile. Così, in cambio di un lavoro sicuro, e pur con tutte le perplessità legate a segnali del terreno tutt'altro che lievi, si finì per piegare la testa agli interessi commerciali delle multinazionali dell'energia,con la sola voce contraria della senatrice Merlin (qui interpretata da una fin troppo emotiva Laura Morante). Particina anche per lo scrittore Mauro Corona, nativo del Vajont e cantore delle sue bellezze e fragilità.
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