Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Accolto freddamente da molti critici, secondo me "Un mondo di marionette" è migliore della sua fama, pur rimanendo opera minore nel canone bergmaniano. La costruzione narrativa frammentata in blocchi distinti e disposti in un ordine non cronologico è un pò faticosa da seguire, ma il caso clinico del protagonista Peter è sviscerato in profondità e riesce a dare i brividi. Film pessimista, cupo che dipinge una condizione umana per certi versi atroce: lo fa in maniera fredda ma lucida, senza tirarsi indietro di fronte a tematiche difficili e scottanti. I personaggi di Peter e Katarina Egerman apparsero per la prima volta in una sequenza di Scene da un matrimonio, come esempio di coppia divorata dall'infelicità e dalla nevrosi: qui la negatività si è ancor più radicalizzata, tanto da sfociare nella follia e nell'omicidio. La fotografia è in bianco e nero e riproduce efficacemente le atmosfere desolate della vicenda, con un breve prologo e un epilogo a colori, come sempre curata dal grande Sven Nykvist. Il film fu girato in Germania ma appare ugualmente come opera riassuntiva di molte tematiche e ossessioni personali dell'autore, qui calate in atmosfere rarefatte e volutamente disturbanti. Buono il contributo degli attori, soprattutto Robert Atzorn nella parte di Peter comunica con bravura l'angoscia che consuma il personaggio, forse non molto credibile la relazione della moglie Katarina con lo psichiatra, molto interessante il personaggio dell'omosessuale Tim, uno dei pochi caratterizzati in questo modo nella lunghissima galleria di creature cinematografiche bergmaniane.
voto 7/10
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