Regia di Paula Ortiz vedi scheda film
La regalità ho smesso, anima e corpo,per ritornare a notte antica e calma,come il paesaggio, quando il giorno muore.(F.Pessoa)
Di là dal fiume e tra gli alberi (2022): locandina
Venezia è la protagonista assoluta di questo film girato nel 2022, quando il Covid la liberò di tutto il ciarpame che sbarca ogni giorno dalla terraferma, restituendo intatta la bellezza dei suoi palazzi, i silenzi di calle e campielli, le ombre sfuggenti dei sotoporteghi e le lame di luce sulle acque di trasparenza cristallina.
Fuori dall’abitato, nei larghi spazi fra le barene, esempio unico al mondo di convivenza millenaria fra uomo e natura, area umida di meravigliosa biodiversità, la caccia alle anatre ebbe finalmente tregua e stormi in volo ripresero ad alzarsi liberi all’alba inc,ontro al sole velato da nebbiolina leggera.
Terre martoriate da cupi rimbombi di due guerre, lungo la linea d’aria fino a Trieste interi battaglioni sparirono risucchiati in fosse comuni.
E’il dolore del colonnello Caldwell, inestinguibile, un ordine scellerato li aveva consegnati alla morte (Mi porto la morte attaccata addosso).
Di là dal fiume e tra gli alberi (2022): Liev Schreiber
Lui è tornato a Venezia a caccia di anatre, ma è un pretesto, in realtà insegue i ricordi.
Ognuno ha la sua casa, per lui è l’esercito, per il Gran Maestro, chef del Gritti, è il suo lussuoso lounge bar, luogo discreto dove coppe di champagne e cocktail della casa sopravvivono iallo sberleffo dei tempi, mentre le note in sordina di un sassofono invitano ad un lento.
Renata Contarini è il raggio di luce che il malinconico e ruvido colonnello incontra e per due giorni e una notte saranno quasi gli unici abitanti di Venezia.
Di là dal fiume e tra gli alberi (2022): Matilda De Angelis
A lui resta poco da vivere, il cuore è andato, ma non gli importa (Non dobbiamo mica vivere sempre), lei è convinta che si possa vivere sempre, ha un sorriso solare, occhi profondi, la linfa vitale della giovinezza.
Il loro è l’incontro inaspettato, che il caso ha deciso e il destino scioglierà ben presto, lasciando che il profilo della giovane contessa si dissolva nell’ombra del portico, mentre lui sale sul barchino che lo porterà in laguna.
Ci sono vite che si sfiorano soltanto, incontri che sfidano tutte le leggi ma che le stesse leggi vanificano, per lui ci sarà l’infermeria dell’esercito da cui è evaso fino a lunedì, per lei un fidanzato che risolleverà le sorti del casato e salverà dall’asta l’antico palazzo sul Canal Grande.
Paula Ortiz è vissuta con il suo eccellente staff (fotografia, suono, montaggio e riprese, la coppia Lev Schreiber/Matilda De Angelis)) in questa Venezia vuota e malinconica che del romanzo, l’ultimo e il più autobiografico di Hemingway, ha i passaggi lenti e il ritmo sospeso, il linguaggio rarefatto, libero da troppe parole, di Caldwell e Renata.
Un breve incontro fuori del tempo, che però resisterà nella lunga scia di ricordi, nei flashback incastonati nella memoria di Caldwell, con i giovani soldati che continuano a morire, nel tempo che corre inesorabile per la contessina verso la scadenza di un matrimonio opportuno.
Abdicare alla vita quando questa ti illude con le promesse che avevi sempre sognato, questo è il problema.
Abdicazione
Prendimi fra le braccia, notte eterna,
e chiamami tuo figlio.
Io sono un re
che volontariamente ha abbandonato
il proprio trono di sogni e di stanchezze.
La spada mia, pesante in braccia stanche,
l'ho confidata a mani più virili e calme;
lo scettro e la corona li ho lasciati
nell'anticamera, rotti in mille pezzi.
La mia cotta di ferro, così inutile,
e gli speroni, dal futile tinnire,
li ho abbandonati sul gelido scalone.
La regalità ho smesso, anima e corpo,
per ritornare a notte antica e calma,
come il paesaggio, quando il giorno muore.
Fernando Pessoa
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