Regia di Andrew Cohn vedi scheda film
All'apparenza una delle solite "pellicole" agrodolci americane che ci ricordano ormai come un automatismo dovuto dell'industria all'"indottrinamento" colpevolizzante di ogni uomo bianco privilegiato, rispetto al nero per definizione svantaggiato ed emarginato(affermazione invece presa alla berlina in una scena di dialogo con il giovane nero proprio con l'evidenza della sua vita sfruttata e sfortunatossima da bianco settantenne ancora costretto a lavorare dopo 38 anni in un fast food per 13,50$ l'ora del personaggio Stanley il protagonista-un grande al solito Richard Jenkins), è invece un film alla fine duro, non conciliante sul mondo del lavoro e dei "nuovi (vecchi) poveri", niente affatto scontato, oltre che certo su preconcetti, che però non offrono alcun vero rifugio se non strumentalizzati dalla politica, per la povertà sociale sempre più diffusa, che spesso non fa distinzioni né di colore né di razza, né di classe anagrafica.
Sarà anche per questa apparenza errata e suddetta che lo fa a prima vista liquidare mentalmente almeno da molti possibili spettatori, e per ciò che non banalmente non è, il motivo per cui nonostante la produzione della ormai quasi "invisibile" se non per qualche cacata di supereroi Marvel, Sony, e messa in onda negli sterminati cataloghi algoritmici Netflix ormai almeno quattro e passa anni orsono, ha scarsissima rilevanza di recensioni e promozioni pubblicitarie in stile "finto articolo giornalistico" di internet, almeno in italiano.
Uno di quei film che trovano poco spazio da "indipendenti" soprattutto in questo periodo, nel quale si veicolano le copertine atte a vendere qualche copia in più, con le cazzate di sistema fatte ormai con l'A.I. della propaganda e delle minoranze, per "qualche sporco Oscar in più".
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