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Punto di non ritorno

Regia di Paul Anderson vedi scheda film

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La recensione su Punto di non ritorno

di GIANNISV66
8 stelle

Sottovalutato horror fantascientifico che merita assolutamente di essere riscoperto. La critica ne ha sottolineato i richiami ad altre pellicole (come se il citazionismo fosse un peccato consentito solo a Tarantino) ignorando invece le capacità del regista di aver realizzato un prodotto che funziona e fa il suo dovere.

 

Nell'anno 2047 nelle vicinanze del pianeta Nettuno ricompare l'astronave Event Horizon, che sette anni prima era stata data per dispersa. Inevitabilmente viene inviata una squadra di soccorso a bordo dell'astronave Lewis e Clark comandata dal Capitano Miller e coadiuvata dal responsabile della progettazione della Event Horizon, William Weir. Durante il viaggio quest'ultimo spiega che l'astronave era il frutto di un esperimento segreto finalizzato a realizzare un mezzo in grado di viaggiare alla velocità della luce; per ottenere ciò era stata dotata di un “trasferitore gravitazionale” in grado di creare un buco nero e manipolare la curvatura dello spazio-tempo consentendole così di poter raggiungere qualsiasi punto dell'universo. Obiettivo del viaggio sperimentale era il sistema di Proxima Centauri sennonché la Event Horizon era sparita senza lasciare traccia proprio nel punto in cui era riapparsa .

Unico elemento per poter elaborare congetture su quanto accaduto era una trasmissione pervenuta dalla stessa astronave, un assemblaggio caotico di immagini deliranti e urla da cui si distingueva una frase in latino:”liberate me” (salvatemi).

Con questi presupposti tutt'altro che rassicuranti la spedizione si avvicina al relitto e ciò che troverà sarà anche peggio di quanto si potesse immaginare.

 

Event Horizon (questo il titolo originale) è uno di quei casi in cui un film apparentemente destinato all'oblio a seguito dell'insuccesso commerciale (costata 60 milioni di dollari ne incassò poco più di 47) subisce nel tempo un processo di rivalutazione ad opera di schiere di appassionati, diventando oggetto di culto.

All'uscita in sala probabilmente l'opera fu penalizzata anche da critiche molto poco lusinghiere che rilevarono una eccessiva somiglianza con Hellraiser, somiglianza che però viene ridimensionata da un esame più attento, e limitata ad alcune scene.

Ma se vogliamo affermare che il film abbia debiti con opere precedenti allora non possiamo non prendere nota piuttosto di un forte richiamo (e ben più consistente di quello con Hellraiser, almeno a parere di chi scrive) verso Alien: gli omaggi al capolavoro di Ridley Scott sono ravvisabili in numerosi passaggi e soprattutto nell'atmosfera oppressiva che avvolge l'equipaggio, che nel dipanarsi della vicenda si rende progressivamente conto di essere finito in una trappola senza via di scampo, in balia di una indefinita entità maligna che fa leva sulle angosce personali di ciascuno per scaraventarli in un baratro di follia.

Il fatto è che, a diversi anni di distanza dalla sua uscita in sala, questo film appare per quello che è, ovvero un eccellente horror fantascientifico in grado di tenere incollato sulla sedia lo spettatore fino all'ultimo fotogramma.

 

Merito di una vicenda a dir poco inquietante, merito di un regista, il bistrattato Paul W.S. Anderson, che in questa occasione realizza il capolavoro della sua carriera, e merito di un cast azzeccatissimo, su tutti Laurence Fishburne nei panni di Miller e Sam Neill in quelli del folle progettista William Weir.

E merito anche dello stratagemma narrativo: una macchina creata per manipolare le leggi dell'Universo e piegarlo ai voleri umani si trasforma nel passaggio verso un'altra dimensione, una dimensione di dolore e sofferenza, forse l'Inferno (come suggerisce l'urlo disperato del comandante della Event Horizon, che in realtà diceva “liberate vos ex inferis”). Un assunto di base davvero affascinante che porta a riflessioni sulla sete di conoscenza dell'uomo e la sua tendenza a oltrepassare i limiti determinati della scienza umana (come l'Ulisse della Divina Commedia, anch'esso precipitato all'Inferno per pagare il suo desiderio di andare oltre i confini del conosciuto).

 

Proprio la presenza di Sam Neill, protagonista solo tre anni prima di una altro capolavoro del genere horror, Il Seme della Follia, peraltro in un ruolo certamente differente ma che sotto certi aspetti richiama quello coperto in questo film, rimanda a un altro “nume tutelare” di Anderson almeno nella realizzazione di quest'opera, e cioè John Carpenter.

In effetti molto spesso si sente usare l'appellativo “carpenteriano” per attribuire meriti ad opere di registi emergenti e altrettanto frequentemente si rileva quanto sia improprio l'utilizzo di questo termine; in questo caso invece ci troviamo di fronte a un film che è intriso dalle atmosfere del “Master of Horror” per eccellenza.

Ma se parliamo di “numi tutelari” allora il riferimento obbligatorio è quello verso H.P.Lovecraft: Event Horizon è un film imperniato sull'orrore cosmico creato dal Solitario di Providence e ogni inquadratura della folle astronave risulta pregna di atmosfere e suggestioni lovecraftiane.

 

Chiudiamo con un rimpianto, quello di non poter ammirare l'opera completa. La versione originale prevedeva una durata di 130 minuti ma dopo la visione in anteprima i produttori rimasero allibiti dalla violenza di alcune scene (la leggenda narra di svenimenti di fronte alla eccessiva efferatezza di alcune immagini) e obbligarono Anderson a procedere ad effettuare tagli riducendone la durata ai 92 minuti effettivi. E per ammissione dello stesso regista quelle scene tagliate non furono archiviate in maniera corretta e sono perdute.

Forse ci saremmo trovati al più grande horror fantascientifico della storia del cinema, chi può dirlo?

 

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