Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Parzialmente autobiografico, "Dolor y gloria" già nel titolo esprime la complessità del rapporto di Almodovar con la vita, le sue fragilità ed al tempo stesso la voglia di sublimare tutto con l'immersione totale nel lavoro cinematografico
Uno sguardo introspettivo sincero ed a tratti toccante quello di Almodovar in "Dolor y gloria", film parzialmente autobiografico dove però, per ammissione dello stesso regista, il capitolo legato all'uso di eroina sarebbe fin troppo romanzato. Scorrono così, su quei piani paralleli tanto cari al regista spagnolo, gli anni dell'infanzia poverissima, la passione precoce per la lettura, la prima infatuazione omosessuale ed il controverso rapporto con la madre (Penelope Cruz nella versione giovane) che proprio l'omosessualità del figlio non avrebbe accettato mai pienamente, ed al tempo stesso gli anni della maturità, la parziale dipendenza dalle droghe ma anche la somatizzazione di tante malattie, amori ritrovati ed amori perduti. Un film che, pur con qualche ridondanza di troppo, esprime bene la visione del mondo e della vita di Almodovar, ma soprattutto la sua inguaribile passione per il cinema, la vera stella polare della sua esistenza e l'unica in grado di sedare, almeno temporaneamente, le sue tante fragilità.
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