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Dovlatov - I libri invisibili

Regia di Aleksej German jr. vedi scheda film

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La recensione su Dovlatov - I libri invisibili

di mm40
4 stelle

Siamo nel 1971 e Sergej Dovlatov, aspirante scrittore russo sulla trentina, è esasperato dai continui rifiuti ricevuti dalle riviste e dai quotidiani. Dovlatov non ha alcuna intenzione di omologarsi al pensiero del regime comunista o di limitarsi a scrivere di argomenti ininfluenti e comincia perciò a valutare l’ipotesi di espatriare, come il connazionale Iosif Brodskij, poeta dalle indubbie capacità.

 

È un caso piuttosto curioso, quello di Sergej Dovlatov, scrittore sistameticamente annullato in patria – la Russia del regime comunista degli anni Sessanta e Settanta – e destinato al successo postumo, solamente dopo essere riuscito a espatriare in terra americana, a pubblicare finalmente i suoi primi libri e, purtroppo, a morire d’infarto ad appena 48 anni, nel 1990. Un caso curioso in entrambe le accezioni dell’aggettivo: quella negativa pare già evidente, ma nella sua parabola esistenziale e artistica c’è anche un risvolto positivo ed è quello sottolineato dalla presente pellicola; Dovlatov è infatti un esempio nitido e inequivocabile di come l’idealismo non sia per forza fine a sé stesso, di come la forza morale possa portare a grandi risultati senza cedere ad alcun tipo di compromesso. Detto ciò, va però aggiunto che Dovlatov è un film dalla fruizione non semplice, confezionato adeguatamente dal punto di vista estetico, ma pesante come un macigno nella sua narrazione soporifera, che si incarta ripetutamente su sé stessa e sembra non portare a nulla per oltre centoventi minuti, concludendosi in maniera peraltro anche abbastanza sbrigativa. Quel che importa sapere è relegato a una didascalia nel finale: il protagonista otterrà il suo riscatto all’estero e, per un pessimo scherzo del destino, verrà finalmente pubblicato anche in Russia soltanto dopo la sua morte e, certo non per caso, dopo il crollo dell’URSS. Rimanendo in tema di assurde curiosità, nel film compare anche il poeta Brodskij, amico di Dovlatov e destinato anch’egli al successo in America; successo che potrà assaporare concretamente con il raggiungimento perfino del Nobel per la letteratura 1987, ma di cui non godrà tanto a lungo: anche lui sarà portato via da un infarto nel 1996, 55enne. Il regista Aleksey German Jr. è anche autore della sceneggiatura del lavoro insieme a Yulia Tupikina; il film si è aggiudicato l’Orso d’argento per il miglior contributo artistico del 2018. 4,5/10.

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