Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Questo film di Fellini, a mio avviso geniale, è un bellissimo.affresco della corruzione morale, della lussuria sfrenata e della violenza che caratterizzavano la società romana, ma che il regista collega anche ai difetti della società moderna. Come il testo di Petronio, il film ci viene presentato come un mosaico di episodi scollegati, riflettendo così la frammentarietà del mondo antico e la difficoltà di trovare un filo conduttore nella vita. Fellini non si limita a raccontare la storia, ma la reinterpreta attraverso a modo suo, con il suo tipico sguardo onirico e fantasioso, riuscendo a creare un'atmosfera surreale e a tratti terrificante. Attraverso gli eccessi e i personaggi grotteschi, il regista critica una società malata, mostrandoci come i vizi siano una costante dell'umanità, al di là del tempo e dello spazio. Fellini si concentra sull'abbandono totale al ritmo della vita, senza ideologie o moralismi, esplorando le pulsioni umane in modo radicale. Il film segue le avventure dei due giovani scioperati, Encolpio e Ascilto, che cercano di conquistare il bellissimo Gitone. Tra incontri con personaggi bizzarri come il ricco Trimalcione e il poeta Eumolpo, rapimenti, catastrofi naturali e avventure erotiche, Encolpio finisce per essere vittima di un sortilegio che lo rende impotente, per poi ritrovarsi coinvolto in ulteriori disavventure che culminano nel naufragio e nella morte di Gitone. Colori intensi, scenografie estreme e costumi stravaganti creano un'atmosfera sfarzosa e al contempo macabra. Fellini Satyricon è pervaso da un'energia irrazionale, fatta di eccessi, perversioni e un'estetica che richiama il dionisiaco. Fellini non esita a inventare scene ex novo (come quella del Minotauro), distanziandosi dal testo originale per servire la sua visione artistica. Gli attori sembrano strumenti per la visione di Fellini, contribuendo a un'estetica onirica e decadente piuttosto che a un realismo tradizionale. Le performance sono adatte a rappresentare una Roma "pazza e degenerata" che prefigura la decadenza moderna, in linea con l'approccio soggettivo del regista. La scelta di personaggi eccentrici e sopra le righe, spesso interpretati con un'espressività estrema, mi è piaciuta per la loro capacità di incarnare il "fasto decadente" dell'epoca. La recitazione, unita alla fotografia e alla scenografia, crea un'esperienza visiva potente e indimenticabile.
Fellini Satyricon non è un adattamento come tale, ma un'opera strana e molto personale, che usa l'antichità come pretesto per indagare le tenebre dell'inconscio e la nostra condizione, un lavoro "inutile" nel senso più nobile del termine, lontano dalle emergenze per rivolgersi all'uomo.
Satyricon (1969): Ugo Tognazzi
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