Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Tra i documentari di Werner Herzog, "Apocalisse nel deserto" o "Lezioni di oscurità" (titolo originale) è uno di quelli che bisogna avere visto. Sì tratta di un breve film di 54 minuti di destinazione televisiva, girato da Herzog fra il 1991 e il 1992, subito dopo la cosiddetta Guerra del Golfo nel Kuwait con i pozzi petroliferi distrutti e il petrolio che aveva formato dei veri e propri laghi che avevano innescato un gran numero di incendi. Come è stato osservato da numerosi critici, il film evita di proposito una contestualizzazione geografica e storica, senza mai nominare i luoghi e i fatti, che però non possono non essere presenti alla memoria dello spettatore che li ha vissuti attraverso la cronaca televisiva dei primi anni 90. Herzog fa una netta presa di posizione apolitica, poiché il suo vero interesse è nelle riprese di un paesaggio violentato dall'essere umano, un paesaggio che sembra essere quello di un pianeta alieno, secondo una cronaca che sembra quasi condotta da un extraterrestre e che nel commento prevede interventi molto brevi, fra cui alcuni passaggi presi da brani della Bibbia.
Si tratta di un'opera sperimentale, una visione che resta disturbante, come in altri film di Herzog, perché il regista compone quadri maestosi accompagnati da musiche magniloquenti, immagini che hanno una loro bellezza straordinaria ma anche terribile, perché documentano un degrado e una mancanza di rispetto per la sorte del nostro pianeta che non può non ferire l'animo dello spettatore. A mio parere il film ha meriti eccezionali da un punto di vista puramente spettacolare e visivo, con le tante riprese in elicottero che grazie anche alla fotografia di Paul Beriff si trasformano in un reportage allucinato e apocalittico su un'imminente fine del mondo, ma è anche accompagnato da un costante margine di ambiguità, soprattutto quando ci mostra lungamente gli addetti (americani?) allo spegnimento degli incendi, ma poi verso la fine ci fa vedere alcuni di loro che riappiccano il fuoco per motivi non chiariti, lasciando il dubbio che questa sequenza sia stata concordata con il regista e quindi che il documentario sia una fiction in qualche modo rielaborata da Herzog.
Venendo a una valutazione, il film è certamente un documento potente, visionario come pochi, intessuto di un sottofondo religioso, forse uno degli esiti più alti del lavoro documentaristico di Herzog, pur con i dubbi e le perplessità finora esposti, ma rimane un gran pezzo di cinema.
Voto 9/10
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