Regia di Milos Forman vedi scheda film
Nel manicomio nel quale è rinchiuso, Antonio Salieri (F. Murray Abraham) - compositore di corte sotto l'imperatore Giuseppe II d'Austria (Jones) - dopo avere tentato il suicidio rievoca la sua rivalità con il ben più dotato Mozart (Tom Hulce), raccontando la sua vicenda al cappellano-confessore. Una storia di invidia mai sopita, di inganni e persino di una trama ordita al fine di far scrivere al genio di Salisburgo un (inconsapevole) requiem per la sua stessa morte dopo averlo ucciso a colpi di veleno.
Incurante dell'adesione ai fatti storici (la rivalità tra Salieri e Mozart è più supposta e figlia di dicerie e leggende, di quanto non sia legata alla realtà ed ha preso forma nel dramma Mozart e Salieri di Aleksandr Puškin, poi portata a teatro da Peter Shaffer, qui anche in veste di sceneggiatore), Forman firma una delle sue opere più note (ma meno riuscita di capolavori come Taking Off, Qualcuno volò sul nido del cuculo o Hair), tutta imperniata sul contrasto tra l'irregolarità del genio dagli irrefrenabili cachinni e la mediocrità dell'uomo tanto misurato e composto, quanto truffaldino. Il tutto incorniciato in tre ore durante le quali grande musica (da Le nozze di Figaro a Il flauto magico), si alterna a scene di vita privata, tra superlavoro, schiamazzi e una situazione costantemente perennemente ai limiti del tracollo economico. Nonostante la durata fluviale, il film regge magnificamente lo scorrere del tempo, anche grazie a una messa in scena - tra scenografie e costumi - a dir poco sontuosa.
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