Regia di Philippe Falardeau vedi scheda film
Chuck Wepner, pugile statunitense con un discreto successo alle spalle, ha l'opportunità di sfidare Muhammad Ali, che nel 1974, nel celebre “Rumble in the Jungle” in Zaire, aveva riconquistato il titolo mondiale dei pesi massimi sconfiggendo George Foreman. L'incontro, voluto dal promoter Don King per una presunta "questione di razza", vede Wepner, unico pugile bianco tra i primi dieci pesi massimi. Consapevole della disparità, Chuck si batte con coraggio nel 1975 sul ring del Richfield Coliseum, perdendo solo all'ultimo round dopo una lotta durissima. Qualche anno dopo, Wepner scopre che uno certo Sylvester Stallone (allora sconosciuto) ha prodotto un film ispirato proprio a lui e a quell'epico incontro con Ali. Orgoglioso, cerca di contattare Stallone, ma la sua vita sregolata, segnata da alcol, droga e cattive compagnie, precipita nel baratro. Tuttavia, con grande determinazione, Chuck riesce a riscattarsi.
La biografia di questo pugile del New Jersey, soprannominato "il Sanguinolento di Bayonne" per la sua tendenza a sanguinare copiosamente durante i combattimenti, è raccontata dal regista canadese Philippe Falardeau in modo autentico, alternando drammaticità e ironia per il carattere bizzarro e lo spirito vagabondo del protagonista. Sebbene fosse un pugile modesto, Wepner entra nella storia della boxe per quell'incontro che ispirò il giovane Stallone a creare il film Rocky. Wepner si è sempre detto onorato di ciò, anche perché ottenne buoni compensi dai diritti legati al film.
Costumi, immagini d'epoca, fotografia e musiche ricreano perfettamente l'atmosfera anni Settanta. Ottima la performance di Liev Schreiber, affiancato nel cast da Naomi Watts, sua moglie nella vita reale. Un film avvincente per gli appassionati di boxe. Un plauso al regista per aver portato alla luce una pagina sportiva poco conosciuta.
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