Regia di Luciano Manuzzi vedi scheda film
In una città romagnola si susseguono misteriosi delitti e situazioni inquietanti; è qui che entra in carica il capitano Leonardi, dei Carabinieri, per sostituire un collega – guarda caso – appena morto in circostanze poco chiare. Naturalmente Leonardi non avrà vita facile nello sbrogliare una matassa che coinvolge personaggi influenti, adulteri insospettabili e riti di magia.
In genere è il mestiere (il buon mestiere) a salvare un film che risulta privo di argomenti o di particolare appeal; qui la base di partenza è un romanzo di Carlo Lucarelli, che scrive anche la sceneggiatura del lavoro insieme a Pier Giuseppe Murgia, eppure si fatica a comprendere se sia più problematico il soggetto (un rimescolare insensato di tradimenti, riti satanici e morti ammazzati a casaccio) o quanto ne ha fatto il regista Luciano Manuzzi. La tenda nera è una pellicola televisiva – targata Rai, cioè tv di Stato, se le cose possono in qualche modo peggiorare – piuttosto priva di mordente, dall’andamento bolso nonostante la mole di fatti e fattacci messi in scena, affidata a un protagonista d’altronde inespressivo come pochi altri, quale è Luca Barbareschi. Cento minuti di noia, per giunta confezionata in maniera approssimativa; il cesenate Manuzzi aveva già qualche regia alle spalle, ma ancora gli mancava – e nel modo più evidente – quel mestiere di cui sopra. Tra gli altri elementi nel cast artistico si possono inoltre annoverare Antonio Catania, Anna Kanakis, Valeria Cavalli e Toni Bertorelli; un centinaio scarso di minuti di durata. 2,5/10.
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