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Spaghetti House

Regia di Giulio Paradisi vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Spaghetti House

di John_Nada1975
6 stelle

Bella commedia italiana che cerca di uscire pure dai suoi limiti di genere per lambire il poliziesco d'assedio con fondo sociopolitico, evidentemente anche suggestionata dal non troppo antecedente "Quel pomeriggio di un giorno da cani''(1975) di Sidney Lumet.

Basata su una sceneggiatura di Age & Scarpelli, che si basa sul cosiddetto "Spaghetti House siege" di Londra. Il 28 settembre 1975, tre uomini di colore assaltarono una catena di ristoranti italolondinesi chiamata appunto Spaghetti House, per rapinarla. Ma il gestore, che stava incassando gli incassi della giornata, nascose la valigia con i soldi, riuscì a fuggire e la polizia arrivò sul posto in men che non si dica. I colpevoli e i loro ostaggi furono barricati in un magazzino dal 28 settembre al 3 ottobre 1975, senza alcuna speranza di fuga. Da questo momento in poi, si consiglia cautela riguardo ai fatti del caso. Al termine della presa di ostaggi, la magistratura britannica inflisse pene detentive draconiane ai tre colpevoli e ad altri due presunti complici esterni, mentre il bravo, internazionale confermato si già con il bizzarrissimo culto "Stridulum", e poi totalmente eclissatosi Giulio Paradisi, racconta la storia in modo leggermente diverso, rispetto alla magistratura e alla stampa inglese.

 

Il film si muove quindi abilmente in bilico tra commedia, crimine e dramma. Nonostante l'arguzia dei dialoghi soprattutto ovviamente grazie al campione Nino Manfredi, e una nascente simpatia tra il suo personaggio(confrontandosi con un attore nero anglosassone co-protagonista e a Londra, un pò come in precedenza Marcello Mastroianni con Calvin Lockhart in "Leone L'ultimo"[Leo the Last][1970]di John Boorman) l'ostaggio Ceccacci e il capo dei sequestratori neri, Martin (Rudolph Walker, noto attore britannico-trinidiano- bravissimo-, doppiato con grande efficacia dal superbo Massimo Foschi), la disperazione della situazione è palpabile. All'inizio, si tratta solo di una rapina. Solo quando i presunti gangster rimangono intrappolati nel magazzino del ristorante essi escogitano un piano per spacciarsi per attivisti del potere nero britannico, che, ovviamente, sono un gruppo terrorista per la polizia inglese. Martin diventa il Comandante Martin, e il sistema giudiziario attribuirà in seguito la simpatia tra lui e l'ostaggio Ceccacci ma anche con gli altri, attribuendola alla sindrome di Stoccolma. Come Martin arrivi all'idea di poter ricevere una pena minore in quanto attivista/terrorista è difficile da capire, ma sembra plausibile ai protagonisti tra cui uno dei migliori Leo Gullotta di sempre, assediati nella loro disperata situazione.

 

Il fatto è che il rapporto tra sequestratori e polizia era altrettanto disteso quanto quello tra sequestratori e ostaggi. Il comandante delle operazioni avrebbe poi testimoniato in tribunale a favore di Martin, che tuttavia fu condannato a 22 anni di carcere, mentre i suoi due complici ricevettero rispettivamente 18 e 17 anni. Nel film, Ceccacci, interpretato come detto davvero brillantemente da Manfredi, fa visita nell'amaro finale al "Comandante" Martin in carcere prima che venga annunciato il verdetto, per offrirgli un lavoro da cuoco dopo il suo rilascio. In realtà, nel film come nella vera vicenda, questa aggressione avvenne perché Martin stava cercando senza successo lavoro, a causa delle perenni crisi occupazionali. 

 

Alla fine, non ci sono vittime. Il 3 ottobre, gli ostaggi furono rilasciati illesi e i colpevoli si consegnarono, l'eco della vicenda fu grande pure sui giornali italiani dato che i sequestrati erano 5 connazionali. L'unico ferito è proprio Martin, che si dice si sia sparato prima di consegnarsi un colpo allo stomaco. Le interpretazioni dei quattro attori principali sono eccellenti. Oltre a Nino Manfredi e non è una sorpresa, Rudolph Walker, Eddie Tagoe ed Elvis Payne offrono interpretazioni impressionanti nei panni dei sequestratori di colore; gli altri attori italiani che interpretano gli altri ostaggi come Nestor Garay Il "toscano" Biagio Cerioni, Gino Pernice "il marchigiano" Valentino Cottai, e il sardo Sandro Ghiani/Efisio Il cuoco, bravo caratterista, si ritagliano il loro spazio, ma minore. Rita Tushingham in quota inglese appare in un ruolo secondario nel ruolo della moglie di Ceccacci, Kathy.

 

La musica di Gianfranco Plenizio, composta da adattamenti verdiani volutamente arrangiati in maniera in pò "andata" , è tanto idiosincratica quanto appropriata visto che non manca la satira tra i fornelli sulla ristorazione italiana d'esportazione nei locali all'estero o turistici, quasi in una ideale possibile continuazione- ovvia-, di "Pane e cioccolata" di Brusati sempre con Manfredi, ma anche del memorabile episodio de "I Nuovi Mostri" "Hostaria!" con Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman. Prodotto da Fernando Ghia per la Vides, distribuito dalla Titanus. Ne esiste una rara versione lunga divisa in due parti, messa in onda pochissimo, per la Rai tv. Adesso in alta definizione a 1920p, è potenziato al massimo e pare più riuscito e da troppo tempo sottovalutato, che mai. 

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