Regia di Jean Renoir vedi scheda film
VOTO 10/10 Nel 1916, il tenente Marechal (Jean Gabin) e il capitano De Boeldieu (Pierre Fresnay), ufficiali francesi, sono prigionieri in un campo tedesco e sperano di riuscire ad evadere. La fuga avverrà, dopo molti tentativi andati a vuoto, solo per Marechal e il soldato Rosenthal di origine proletaria, dalla fortezza di Wintesborn, mentre De Boeldieu verrà ucciso dall'aristocratico Von Rauffenstein (Erich Von Stroheim), comandante del castello.
“La grande illusione” è un film che ha segnato una data importante nella cinematografia mondiale per il suo messaggio pacifista e umanitario, per la sua presa di posizione contro la follia della guerra, ma anche contro le inutili divisioni di classe sociale e i nazionalismi esasperati, che erano assai in voga quando fu girato, nel 1937. E' un'opera di fattura classica, meno sperimentale rispetto al successivo La regola del gioco, ma fortunatamente non ha dovuto subire il destino di film maledetto di quest'ultimo e ha goduto di un grande successo internazionale fin dalla sua uscita, ricevendo anche una nomination agli Oscar come Miglior film, fatto allora assolutamente inedito per una pellicola non di lingua inglese. E' un'opera toccante e priva di retorica in cui vibra un appassionato messaggio di solidarietà umana al di là delle barriere rappresentate dai confini nazionali, e in cui lo stile di Renoir raggiunge una semplicità di espressione e una sincerità ammirevoli. Il merito va naturalmente condiviso con un cast stratosferico in cui si fanno onore Jean Gabin, Pierre Fresnay, Gaston Modot, Marcel Dalio e il grandissimo Erich von Stroheim, forse alla sua migliore interpretazione di attore (commovente la scena in cui raccoglie un fiore per onorare la memoria di De Boeldieu, anche lui di origine aristocratica), ma bisogna ricordare anche il prezioso contributo della sceneggiatura e dei dialoghi di Charles Spaak, che in alcune sequenze fa parlare i diversi personaggi ognuno nella propria lingua. E' un film ancor oggi di grande attualità che merita di essere scoperto da un nuovo pubblico che magari ne ha letto qualcosa sulle storie del cinema; è il film su cui si basa maggiormente il prestigio di Jean Renoir assieme alla Regola del gioco, e rappresenta il culmine del suo stile applicato ad una modalità di cinema che è possibile definire “classica”, ma che rifugge in maniera decisa da ogni accademismo di sorta.
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