Ho voluto rivedere, dopo tantissimi anni, questa pietra miliare della storia del cinema a fronte di un'intera annata a canticchiare - goliardicamente - il tema principale della colonna sonora di John Williams con un mio (ex) amico/compagno delle medie all'insegna del nerding sul nostro server di Minecraft. Perché tutto ciò? Perché entrambi da piccoli eravamo appassionati di animali, e così tra uscite fuori da scuola, Marine Park Empire e documentari, abbiamo deciso di creare il nostro zoo, il nostro Jurassic Park nel server, con tanto di servizio clienti e biosfera. Insomma, una vero e proprio capolavoro artistico e architettonico in cui il Cinema entra nel videogioco e viceversa. E dato che ormai il nostro percorso sul server è concluso per forze di causa maggiore, ho voluto omaggiare il mio amico rituffandomi nella mia infanzia per rivedere un film che già sapevo a memoria.
Che dire? Fantastico dall'inizio alla fine come me lo ricordavo da piccolo, quando mi cagavo sotto dalla paura quando entrava per la prima volta in scena il mitico T-Rex. Il sense of wonder spielberghiano colpisce tutt'oggi nonostante gli effetti digitali siano invecchiati parecchio; ma grazie all'unione degli effetti speciali analogici tutta l'impalcatura fantastica regge, come i personaggi quadratissimi del film che risplendono di tridimensionalità soltanto quando entrano in azione, ossia quando la macchina da presa spielberghiana raggiunge il massimo della sua potenza espressiva e drammaturgica. Tante sono le riflessioni metatestuali, metacinematografiche, visuali e multidisciplinari che si possono fare sul film, e la puntata di Matioski dedicata alla pellicola spielberghiana illumina molto su certi aspetti del film, ma c'è una cosa che ho notato solo con occhi adulti in quest'ultima visione: la scena dell'elicottero finale. Una scena semplicissima, che non dovrebbe suscitare chissà cosa dopo tutta la rocambolesca avventura provata poco prima di salire su quel mezzo di salvezza ("chiama quel dannato elicottero!"). Eppure, in quello sguardo tra Ellie Sattler e Alan Grant con i due nipotini di Ammond addormentati su di lui, in quel "show, don't tell", c'è tutto lo spirito e la poetica di Spielberg. Si ritorna bambini da adulti e i bambini si devono fare adulti. E da questa dicotomia così netta all'inizio del film, che poi sfumerà sempre di più, c'è il trionfo del cinema di Spielberg, in cui grazie alla magia del cinema - analogico e digitale - mette insieme genitori e figli a gridare di paura e a meravigliarsi di fronte a delle creature che non hanno mai spesso di affascinare l'essere umano dagli anziani fino ai più piccini. Questa è la magia del Cinema, della Settima Arte, quell'arte popolare capace di unire famiglie, amici, coppie, giovani e anziani di fronte al miracolo dell'immagine in movimento, capace di far sognare e aspirare a una società migliore.
Absolute Cinema, Gigi De Raho mi ha completamente sabotato, ma anche Lorenzo Monti con la sua cantilena non smetterà mai di farmi ridere e mi ha contagiato completamente con le colonne sonore sempre in sottofondo (e concordo con lui sulla trinità musicale formata da Zimmer, Morricone e Williams).
Non il miglior film di Spielberg, ma è diventato IL MIO film di Spielberg, quello che più mi rappresenta e che sento mio nel mio DNA. Absolute Cinema.
 
            

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