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Un fiocco nero per Deborah

Regia di Marcello Andrei vedi scheda film

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La recensione su Un fiocco nero per Deborah

di undying
6 stelle

Sulla falsariga di Rosemary's Baby ('68), a cominciare dal look, si muove Marina Malfatti in questa rarefatta pellicola che all'epoca (1974) osava andare controtendenza mettendo in scena una storia intimista e suggestiva, poco o niente spettacolare ma carica di phatos, con un'ottima protagonista coinvolta in un evento poco (ir)razionale .

 

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"Su queste cose bisogna regolarsi con infinita prudenza, perché è facile agli uomini di ingannarsi. E ci si trova in presenza di due grandi errori comuni: gli uni negano tutto ciò che è straordinario, gli altri oltrepassano la ragione, cadono nella magia e nella superstizione."

(Didascalia conclusiva attribuita a Francis Bacon)

 

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Un fiocco nero per Deborah: Marina Malfatti 

 

La figura di Deborah Lagrange (Marina Malfatti), a partire dalla fisionomia, è palesemente ricalcata sul modello di Rosemary (o meglio di Mia Farrow): artista incompresa dal marito, suo malgrado portata a sperimentare la chiaroveggenza, sofferente per il responso del ginecologo sull'inadeguatezza del suo apparato riproduttivo, dichiarato impossibilitato alla procreazione. Eppure, al di là del referto medico, contro lo scetticismo del coniuge, sperimenta un principio di gravidanza (isterica secondo la medicina, reale per Deborah). Da qui lo stato d'ansia, depressione, isolamento e convinzione di essere circondata da scettici. Deborah d'altra parte non è una persona comune, essendo di fatto dotata di facoltà paranormali e proprio in quella direzione va ricercato il motivo dell'imminente parto. Marcello Andrei, oltreché regista coautore della sceneggiatura in tandem con Giuseppe Pulieri e Piero Regnoli (quest'ultimo, infaticabile e prolifico autore di centinaia di sceneggiature destinate al cinema d'intrattenimento e popolare), si avvale dell'apporto di Claudio Racca alla fotografia e di un cast in grado di dare solido apporto al girato, con menzione di merito per la Malfatti, ottima attrice immersa psicologicamente ed emotivamente nel ruolo meno erotico e più complesso (quindi forsanche impegnato) della sua filmografia - eccezion fatta per C'era una volta (1967) di Francesco Rosi. Ben girato e interpretato, decisamente rarefatto e intriso di toni "intimisti", privo di effetti spettacolari, al box office Un fiocco nero per Deborah ottiene un modesto riscontro, venendo ben presto dimenticato nonostante alcune raffinate scelte di regia e un finale intenso e imprevedibile. La causa, più che per la qualità (niente affatto scadente) del prodotto, è da individuare nell'aver tentato di trattare un tema fuori moda (nel periodo il pubblico riempiva le sale per vedere pellicole piuttosto esplicite e viscerali tipo commedie maliziose, decamerotici, gialli violenti, horror ed erotici assai spinti). La carriera cinematografica di Marcello Andrei è piuttosto insolita: dopo aver esordito nel 1963 con una commedia grottesca (La smania addosso), il cineasta torna dietro la macchina da presa solo nel 1974 per poi concludere il suo percorso artistico nell'arco di un solo triennio, durante il quale scrive e dirige lungometraggi d'intrattenimento (praticando svariati generi e dimostrando una non comune versatilità) oggi molto apprezzati e ricercati (VerginitàIl tempo degli assassiniScandalo in famiglia ed El macho). Colpo di coda a distanza di altri undici anni quando, nel 1988, dirige il suo ultimo (e pare irrintracciabile) film: Aurora Express, una forza al servizio della pace.

 

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Un fiocco nero per Deborah: fotobusta

 

"Che sono per una madre i disagi sofferti in pro de' figliuoli? Non vive essa in loro? Non ha nella loro trasferita in tal guisa l'anima sua, che insieme con essi si rallegra e piange, e per essi dimentica sé medesima, nonché i suoi comodi e i suoi piaceri?"

(Caterina Franceschi Ferrucci)

 

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Un fiocco nero per Deborah: (da sinistra) Marina Malfatti e Delia Boccardo

 

F.P. 08/07/2025 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 104'20")

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