Non sappiamo come mai nessuno lo chiami davvero con il suo nome, ma il cinepanettone di quest'anno - quello vero - verrà servito agli italiani da domani venerdì 1 gennaio, in un'abbondanza strepitosa: 1300 sale, mai nessuno aveva osato tanto.
L'occupazione militare delle sale italiane è giustificata dagli esercenti dalle aspettative di incasso: il precedente film di Zalone, si sa, registrò il maggior incasso italiano di sempre (52 mln di euro) e tutti si attendono che l'asticella possa venire alzata. La strada mediatica sin qui seguita è quella buona: le cronache sono quelle di un successo annunciato e come in un rito pagano il film verrà addirittura proiettato in alcune sale alle 00.30 o alle 02.00 di stanotte, subito dopo lo spumante e i botti, per festeggiare. Zalone può forse far ridere (molto meglio in tv, comunque, in brevi sketch), l'uomo ha una sua evidente intelligenza e una sua capacità. Tuttavia tanta attesa e tanto clamore sono semplicemente ingiustificati. Non ci resta che osservare queste sbornie collettive con un minimo di stupore: fenomeni più interessanti per i sociologi che per i cinefili
Molte meno sale saranno invece dedicate agli altri due film in uscita: un nuovo film per bambini tratto da un classicone che non è necessariamente per bambini, Il piccolo Principe, e il film del giapponese Koreeda, presentato in concorso a Cannes 2105.
Torna Zalone Checco, in una commedia che aspira - stando alle parole di regista e produttore - a inserirsi nel filone della grande commedia italiana: quella di Risi e Monicelli, dei film con Alberto Sordi o Tognazzi e Gassman. Nel mirino le miserie dell'Italia di oggi e di sempre: corruzione e disoccupazione, mediocrità e volgarità.
L'avventura simbolica ormai immortale del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry nella trasposizione animata diretta da Mark Osborne, regista di Kung Fu Panda, con alcuni tagli di episodi ritenuti difficili da far apprezzare visivamente e con successo ai più piccoli.
Hirokazu Koreeda, regista giapponese di pregio, riconosciuto da tempo dalle giurie dei festival (quella di Cannes nel 2013 gli diede il proprio premio per Father and son), arriva nelle sale italiane con il suo ultimo lavoro - selezionato sempre a Cannes per il concorso di quest'anno - nel quale tornano temi a lui cari: il passato e la memoria, arricchiti - questa volta - anche da una riflessione attuale sulla deriva mascherata di un paese e del suo modello familiare.
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