Chiuso nella mia scatola pagata a rate, promettevano personalità e fascino, potenza e distinzione. Sono da due ore in fila a un chilometro da un cavalcavia e la mia auto coperta di neve potrebbe assomigliare a qualsiasi altra. Tutti uguali. Tutti fermi e in fila. Il fallimento della società dei consumi. Abbiamo tutti la stessa faccia dentro questi mostri di tecnologia. Ci hanno martellato per anni che senza l'auto non saresti stato nessuno, che ognuno doveva averne una, POSSEDERLA. La personalità su gomma. Ora tutti ne abbiamo una e non c'è più posto. E ci fermano con le targhe alterne. Fiocca e le intelligentone sbandano si ribaltano e fermano il traffico per chilometri. La neve e i suoi inganni. Così grigia e putrida, ci riporta addosso tutto quello che scarichiamo in aria. Ieri sera con mia moglie ho fatto una passeggiata sotto la nevicata che andava scemando, lo facciamo sempre ogni inverno. Ho fatto una cosa che amavo fare da bambino. Ne ho mangiato un po' e sapeva di plastica. Non era buona, forse ero io, ma non sembrava neppure fresca. Abbiamo fatto le foto sotto i rami curvi degli alberi, con la luce gialla dei lampioni, con il silenzio ovattato, abbiamo vagabondato per il quartiere deserto e nei giandini non c'era neppure un uomo di neve. NOn c'erano bambini a fare a pallate. Non c'erano adolescenti sui motorini a derapare. Non c'era nulla. Solo io e lei. E' stato bello. Come sempre.
L' effetto del sangue sparso sulla neve. Il manto bianco sembra protendersi oltre l'infinito, puro. Il rosso fa implodere lo sguardo in un punto solo che dissolve l'inganno e allontana ancor di più l'uomo dal divino.
Il combattimento finale, sulla neve, leggera, come i passi di una danza mortale. La neve non può fare a meno di cadere quando è ora, così non si può fare a meno di uccidere.
La neve, le orme di una vittima in fuga. Inganno e alterazione dei confini delle prospettive dei limiti. Nel labirinto della mente il tenero abbraccio a un'anomalia. Fino al disgelo.
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