Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Un cast internazionale abbinato ad un'impressionante quanto smisurata cura delle scenografie e dei costumi, per narrare l'inizio del declino dell'ottusa e ben poco "nobile" aristocrazia italiana. Eppure, la speranza nelle controriforme e l'ancor più viscido supporto degli arrampicatori sociali lasciano un filo di speranza ai componenti di quell'effimero mondo. A livello filmico, la cornice ha un valore equivalente al quadro. Il duello tra l'esercito del regno e quello garibaldino non ha nulla da invidiare al cinema hollywoodiano. Memorabile è l'autocritica enunciata da Don Fabrizio (un eccellente Lancaster) nei riguardi della sua terra, ove lancia frecciate verso le inerzie e le presunzioni del popolo siciliano, parzialmente giustificate dalle continue invasioni passate, dal clima ostile e dalla sua collocazione geografica assestante. Per quanto riguarda la capacità d'ellissi registica nel creare tensione, le scene più rilevanti sono quelle del bacio tra la Cardinale e Lancaster o quella in cui quest'ultimo interroga il servitore col quale va a caccia nella deserta valle: quasi un PADRINO ante-litteram.
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