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Singles. L'amore è un gioco

Regia di Cameron Crowe vedi scheda film

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La recensione su Singles. L'amore è un gioco

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Nella Seattle dei primi anni ’90 tre ragazze e tre ragazzi, vivono le loro esistenze fra speranze, problemi economici e storie di amore.

 

Un po’ di Friends, con la Torre ad Ago di Seattle a fare da sfondo al posto del Brooklyn Bridge della Grande Mela, e la musica grunge come forma di emancipazione da quasi ogni problema proveniente dalla propria esistenza post-adolescenziale. È questa la veloce sintesi del film pensato, scritto e diretto da Cameron Crowe, all’epoca alla sua seconda regia, capace di trasudare amore sincero per il mondo musicale Underground che proprio in quegli anni, siamo nel 1992, stava attraversando l’apice del proprio successo. Ad affiancare il regista californiano un manipolo di attori, che non rappresentano di certo quel che negli ’80 poteva essere identificato con il Brat Pack composto da Rob Lowe e soci e che non riuscirono quindi a diventare icone della loro generazione, rappresentando invece grazie a questa pellicola una felice eccezione in carriere che escluso Matt Dillon non seppero riscattare il loro ruolo da comprimari. 

 

Un’ottima colonna sonora aggiunge alle gesta della Seattle anni ‘90 un tono di sontuosità acuita anche dalla presenza di numerosi artisti, fra cui spiccano il compianto Chris Cornell dei Soundgarden, e i Pearl Jam, presenti con tre membri in altrettante brevi apparizioni. Completano la narrazione scene girate con il protagonista rivolto in camera, intento a spiegare le sue decisioni per una serie di situazioni che riviste oggi potrebbero suonare come un agrodolce amarcord per chi era ancora adolescente nei non troppo lontani ’90ies.

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