La recensione su Full Metal Jacket

Name: La recensione su Full Metal Jacket
Item: Full Metal Jacket
Rating: 8
Author: Spielbergman

di Spielbergman

8 stelle

AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!! Questo film è... insomma... Full Metal Jacket non è facile da descrivere, tant'è vero che ho deciso di riscrivere daccapo la mia opinione, mediocre e balorda. Uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi, incentrato sulla trasformazione dell'uomo in soldato, del soldato in macchina per uccidere. In apparenza, il film di Kubrick è un film freddo, crudele, privo di emozioni. Poi, però, come in Orizzonti di Gloria, sempre contenere quel lato di Stanley Kubrick meno noto: il Kubrick della bambina uccisa alla fine del film è un Kubrick buono, tenero, disperato ed esasperato dalla violenza, tanto che alla fine non c'è, come in Apocalypse Now, un distacco freddo, quasi folle dal mondo in relazione alla guerra, ma un distacco che fa piangere e riflettere sulle note della canzone finale. Ma tutto il film, non solo il finale, è un capolavoro: dall'inizio, a Parris Island, con il Sergente Istruttore che rompe in due ogni santo giorno quei ragazzi semplici, imbevuti di fantasie adolescenziali, con una voglia di uccidere paragonata a 0,00, e da lì', il sergente che deteriora ognuna delle loro coscenze, li priva dei sentimenti, li priva delle forza di reagire. Sono vittime, non figli o allievi. Il sergente non è un padre che cerca di crare una grande famiglia di duri e potente, o se lo è, come dice di essere, è un padre con una spiccatissima propensione per l'inumanità. Del resto, è questo che serve al corpo dei marines, per fare eseguire gli ordini di un comando superiore infame e stupido, come detto da Kurtz in APocalpse Now, sono essere inumani, capaci di sparare in bocca ad un bambino, se gli si parasse davanti. Ma qualcosa, in tutto questo, va storto: Palla di Lardo impazzisce e compie una strage. Poi, in Vietnam, Jocker vede la guerra in faccia, e l'ipocrisia militare del comando continua ad imperversare. L'importante è tenere alto l'onore de gli U.S.A., non cercare di essere magnanimi e di avere compassione per quei ragazzi mandati a macello: la cosa che devono fare è ricevere gli ordini ed eseguirli, anche se si trattasse di pisciare in bocca ad un vietcong per fare paura. E la causa della libertà, ed il fermare le stragi dei Vietmihn del nord contro il Sud, fermre le cosiddette "rieducazioni politiche", non è importante. L'importante è fare casino. Kubrick non si sofferma sul perché di questo, semplicemente, ci mette davanti all'altra faccia della emdaglia del Vietnam: l'immensa coltre di morti, di ragazzi trasformati in combattenti e mandati a morire "in nome della gloria del Corpo dei Marines". Infine, una conclusione cruenta, un bagno di sangue. E poi, una ricerca di unna redenzione, di un segno di estrema umanità nell'orrore della guerra. Da segnalare anche la parte "comica" del film: dai battibecchi fra il sergente istruttore e Palla di Lardo alle battute "zozze" dei soldati, Kubrick risce anche, involontariamente, a farci ridere. Ma non è un film comico: forse, siamo noi stolti che non riusciamo a capire. Forse, per Kubrick, anche quella involontaria comicità ha un senso del vasto disegno del film. Comunque, per quanto possa, do 10 a questo capolavoro e mi ritiro.