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Il mondo di Alex

Regia di Paul Mazursky vedi scheda film

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La recensione su Il mondo di Alex

di chinaski
7 stelle

Alex in Wonderland è uno dei quei film che probabilmente non avrebbero potuto essere stati fatti se non a cavallo fra gli anni sessanta e settanta e di quel periodo né è impregnato in maniera viscerale, ne ha lo spirito e l’essenza: nell’umanità delle relazioni, negli stili di vita alternativa, nell’anarchia, nella confusione e nella giusta dose di follia e anticonformismo. Alex è uno stupendo Donald Sutherland, con i capelli lunghi e perfettamente a suo agio nel ruolo di un regista esordiente. Lo vediamo al lavoro, mentre parla con un produttore (bevendo vino) o a casa, mentre fa il bagno con la figlia più piccola inventando storie o sul letto con quella più grande mentre le chiede di parlargli delle sue emozioni, in una maniera davvero intima e lucente. Va con la moglie (Ellen Burstyn) a vedere una nuova casa o discute con lei in un supermercato e loro sono lì, nel mezzo delle cose, presenti a sé stessi. Poi c’è il mondo dell’immaginazione, che forse è la vera dimora di ogni artista. Un inaspettato incontro con Federico Fellini a Roma mentre lui sta lavorando in sala montaggio e chissà se questa era la prima volta che Fellini e Sutherland si trovavano l’uno di fronte all’altro o se già si conoscevano da prima anche perché poi faranno una pellicola insieme, il Casanova. Un altro imprevedibile rendez-vous avviene fra Alex e Jeanne Moreau in una libreria; e poi via, in carrozza, perché dopotutto siamo in un film e ogni cosa può succedere e lei canta una canzone, le rughe intorno agli occhi, un sorriso meraviglioso. E acido lisergico, parecchio. Registrazioni sonore del trip su un nastro. E poi deflagrazioni visive di rivolte, allucinazioni, balletti, repressioni. Una passeggiata sulla spiaggia tra amici a raccontarsi l’ultima volta che ci si è masturbati, passandosi uno spino. Un viaggio in Messico. E la mattina in famiglia a guardare la televisione nello stesso letto, quando ancora contavano le dinamiche fra padri, madri e figli, quei legami invisibili eppure così indissolubili. Wonderland è il mondo delle fantasie cinematografiche di Alex (controparte maschile e lisergica dell’Alice di Lewis Carroll), che si crea grazie ad un altro universo, quello della magia dei set felliniani, da cui viene Alex rapito, una volta che si ritrova dall’altra parte dello specchio. Alex che racconta Otto e mezzo alla figlia. In un momento è seduto fra altra gente, vicino al mare, a suggerire idee del secondo film che vorrebbe dirigere. E tutto si trasforma, è instabile, potrebbe distruggersi, terminare e invece fluisce, continua. Ecco, questa percezione dell’esistenza a me sembra bellissima, con il suo caos e la sua provvisorietà. In una forma filmica stravagante e allucinata Paul Mazursky riesce a cogliere questo sentire, che è vita e sperimentazione, incongrua, incompleta, mutevole. E il cinema oltre e dentro di essa. Pieno di immagini riflesse, nei fragori della mente, nello stupore di ogni pensiero che diventa poesia.

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