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Barry Lyndon

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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Scotty

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La recensione su Barry Lyndon

di Scotty
10 stelle

I cuori l’un dall’altro attirati / Si comunicano la loro sostanza / Come due specchi ardenti / Concentrano la luce e la riflettono / I raggi volta a volta raccolti …divisi / Moltiplicandosi
S’accrescono, s’abbelliscono / Ancor più attivi / Ché non si son più incrociati / Allo stesso punto s’uniscono.


I limiti della razionalità umana

L’indagine che Kubrick ha condotto sulla razionalità umana e sui suoi limiti si snoda lungo tutta la sua opera, ma è soprattutto in Barry Lyndon (e in 2001: Odissea nello spazio) che il pessimismo del regista e la sua sfiducia nell’uomo emergono in modo più marcato. Dopo averci mostrato la sua visione del futuro, Kubrick, con il suo caratteristico procedere per contrasto, ci accompagna in un affascinante viaggio nel passato. L’epoca prescelta non poteva che essere il ‘700, il Secolo dei Lumi, quello che ha visto il progressivo affermarsi della ragione come principale motore dell’agire umano.

Ebbene, pur in questo contesto fortemente razionale, l’uomo si mostra in tutto e per tutto fallibile e, soprattutto, incapace di determinare in modo autonomo e consapevole la propria esistenza. La vita di Barry Lyndon, un po’ come quella teorizzata da Machiavelli per il suo principe, è una mistura di caso e virtù che solo in parte può essere controllata. Anzi, per come vanno le cose, è spesso il caso a prendere il sopravvento, conducendo l’uomo verso lidi sconosciuti e a volte tempestosi così come accade ad una nave senza controllo in balia delle onde dell’oceano.

In quest’ottica, dunque, l’individualità dell’uomo finisce col perdere di senso, riducendosi l’essere umano a mero ingranaggio di un qualcosa, che potremmo definire Storia, di cui è vittima piuttosto che artefice. Emblematica, a questo proposito, è la frase di chiusura del film: “Ricchi e poveri, buoni e cattivi, ora sono tutti uguali”. Come a dire che tutto ciò che si è ritenuto importante, tutto ciò per cui si è combattuto, una volta coperto dal nero mantello della morte finisce col perdere di significato.

Permettetemi di dissentire da Kubrick: se le cose stessero proprio così, ora non saremmo qui a parlare di lui a più di dieci anni dalla sua morte…

 

Lo stile

In Barry Lyndon, come in molti altri film di Kubrick, lo stile e la storia formano un tutt’uno impossibile da districare. Lo stile non è un semplice elemento di contorno né un mero fattore estetico, ma si fa latore di significato che arricchisce la percezione che complessivamente si ha del film. A questo proposito, almeno tre riflessioni (ma ovviamente potrebbero essere molte di più) mi sembrano interessanti.

Fedele alla vena documentaristica già manifestata in 2001: Odissea nello spazio (che qualcuno ha definito “documentario fantascientifico”), anche in Barry Lyndon Kubrick si pone l’obiettivo di ricreare atmosfere e ambientazioni il più possibile fedeli a quelle dell’epoca. A questo proposito, uno degli aspetti più importanti e certamente quello più conosciuto è il ricorso alla sola luce delle candele nelle riprese in interno. Con l’ausilio della luce artificiale, infatti, non sarebbe stato possibile ottenere quell’atmosfera calda e avvolgente che solo il fioco e tremolante lume di una candela sa creare. Paradossalmente, per fornirci una rappresentazione così realistica del ‘700, Kubrick fa ricorso ad alcune delle più moderne lenti dell’epoca preparate per lui niente meno che dalla Nasa. Anche in questo caso, c’è chi ravvisa uno dei tanti contrasti che caratterizzano tutta l’opera di Kubrick.

Parallelamente all’aspetto visivo, anche il contrappunto musicale viene usato da Kubrick per veicolare un significato ed accompagnarci dentro l’epoca che in cui si svolgono le vicende di Barry Lyndon. Mi riferisco, in particolare, alla scena di seduzione di Barry Lyndon a Lady Lyndon. I due escono sulla terrazza, la macchina da presa comincia a girar loro intorno, mostrandoci ora lui ora lei. Tra i due c’è solo un gioco di sguardi che, però, vale più di mille parole. La scena è sottolineata dalla musica di Schubert (Trio, op. 100), lenta e ripetitiva, benché anacronistica (fu composta nel 1828), proprio così come doveva essere la vita a quell’epoca. Sedurre una donna richiede tempo o, almeno, certamente lo richiedeva a quell’epoca. La vita quotidiana nel ‘700 era più lenta di quella moderna. Proprio questo aspetto vuol ribadire la musica, che mai come in questo caso da colonna sonora diventa colonna portante del film.

La terza questione relativa allo stile che vorrei sottolineare riguarda la composizione dell’immagine. Sin dalla prime inquadrature e per tutto il film – dal duello iniziale alle scene delle coppie – i canoni estetici che ispirano Kubrick sono quelli tipici della pittura del Settecento, attenta al paesaggio e con l’abitudine di ripetere la medesima scena in primo piano e in campo lungo. E questo è ciò che fa Kubrick con l’uso del teleobiettivo e dello zoom e con la prassi di mostrarci inquadrature ravvicinate che lentamente si allargano sino a mostrarci l’intero contesto in cui l’azione ha luogo. Il Settecento, dunque, raccontato secondo i canoni del Settecento.

 

Legami con gli altri film

È consuetudine, per Kubrick, disseminare ogni suo film di legami con l’opera precedente. Accade, per esempio, in Arancia Meccanica, quando Alex entra nel negozio di dischi e trova niente meno che un disco con la copertina di 2001: Odissea nello spazio. Richiami di questo tipo possono essere riscontrati anche in Barry Lyndon.

Innanzitutto, il rapporto tra Lord Bullingdon ed il patrigno Redmond ricorda da vicino quello tra Lolita ed il professor Humbert. In entrambi i casi, infatti, si assiste ad una sorta di patricidio che porterà, se non alla distruzione fisica, quanto meno alla distruzione morale del padre. Lolita, infatti, distrugge Humbert andando a letto con lui, mentre Lord Bullingdon finisce col mutilare Barry Lyndon in una sorta di castrazione simbolica. Anche in Arancia Meccanica il rapporto figlio-padre ha un qualche rilievo, in particolare quando Alex, di ritorno dopo la cura Ludovico, trova un sostituto a casa sua e viene dunque cacciato dal padre.

Altro elemento che unisce Barry Lyndon a molti altri film di Kubrick è l’ossessione per l’uomo paralizzato. Sir Charles Lyndon, infatti, è costretto su una sedie a rotelle proprio come il signor Alexander in Arancia Meccanica dopo le percosse di Alex e proprio come Peter Sellers ne Il Dottor Stranamore. In tutti i casi, “l’uomo-macchina” è presagio di un cambiamento, non sempre positivo: in Barry Lyndon l’ascesa di Redmond; in Arancia Meccanica la presunta guarigione di Alex; ne Il Dottor Stranamore l’esplosione nucleare.

Ma ciò che più colpisce è una similitudine nascosta con 2001: Odissea nello spazio. Raramente, in Barry Lyndon viene mostrato un amore felice fra un uomo e una donna. Scorci di felicità vengono mostrati al più con degli amori omosessuali. L’unico vero amore che sembra scuotere Redmond dalla sua apparente apatia è quello verso il figlioletto. In un mondo, però, in cui l’amore uomo-donna sembra impossibile – o quanto meno improbabile – l’unico modo per manifestare amore per la prole è riconducibile al sogno utopistico dell’autoriproduzione… che è ciò che simbolicamente accade a David Bowman in 2001: Odissea nello spazio, quando il vecchio David muore per far posto al feto astrale.

 

A scanso di equivoci e per onestà verso chi legge, queste riflessioni sono state ispirate dalle seguenti letture: E. Alberione, Stanley Kubrick, M. Ciment, Kubrick, S. Bernardi, Kubrick e il cinema come arte del visibile.

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