Regia di Emiliano Rocha Minter vedi scheda film
L'esordio di questo regista messicano, giovanissimo, classe 1990, è uno di quegli esordi di cui non si capisce il senso, il perché di un prodotto così estremo che si muove fra arte visuale, e qui se la cava, e un'incredibile mistura di porno, horror e grottesco. Non si capisce se l'opera è sincera, ovvero davvero partorita dalla sua mente (problematica) o se serve solo a far parlare di sé, in qualche modo. Io propendo, purtroppo, per la seconda ipotesi. Ambientato in una misteriosa casa in rovina, con una presunta apocalisse/guerra che avviene al di fuori, (che noia), vede protagonista un pazzoide inquietante e un fratello con sorella che, chissà come, chissà perché, capitano colà. Da questo momento, il film prende una piega malata senza apparente motivo, se non vaghi discorsi filosofeggianti che, pretestuosamente, provano a spingere un po' più in alto di una cloaca, un film come questo. Costruita una specie di grotta di cartapesta, il film scivola in una deriva sanguinolenta, mestruo compreso, fatta di incesti, masturbazioni, sgozzamenti, morte e rinascita. Una cosa indecente, non sotto l'aspetto morale, intendiamoci, ma indecente per il suo accumularsi in maniera estrema e stupida, senza senso. O, almeno, io non ne ho trovato alcuno, se non un vago rimando al discorso primordiale della morte e conseguente rinascita. Un film stupido, una masturbazione visiva che lascio a chi è bravo a masturbarsi per il gusto, tanto per fare una citazione, questa sì, alta. Lasciate ogni speranza o voi che entrate in questo inferno senza capo né coda.
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