Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Si conoscono in missione a Casablanca nel fatidico 1943; lui canadese, tenebroso, tutto concentrato sull'azione; lei francese, avvenente e socievole, capace di manipolare le persone. Ottenuto l'invito al ricevimento dell'Ambasciatore Tedesco in Marocco, organizzano un attentato. Infine fuggono a Londra e si sposano, mettendo insieme casa e lavoro.
Ma un giorno emergono ombre pesanti sulla vera identità di lei...
Robert Zemeckis lo abbiamo apprezzato in pellicole di successo (di critica e di pubblico) da Ritorno al Futuro a Forrest Gump a Polar Express. Proprio per questo il suo nome crea nello spettatore un'attesa e un'aspettativa di alto livello.
Questo Allied è al livello dei suoi film migliori?
Va un po' digerita questa intricata commistione di spy-story/thriller con risvolti sentimentali (la Paramount ne parla come di un “romanthic thriller”). Ma c'è uno iato troppo netto fra la prima parte, quella in cui conosciamo i personaggi e che si svolge in una Casablanca un po' posticcia, tutta ricreata negli Studios, e un po' piatta rispetto a quella ambientata a Londra, più movimentata e briosa e con una tensione crescente.
Il buffo è che la prima parte nasca per essere un verosimile omaggio a Casablanca, e vediamo anche la Cotillard sfoggiare ad un certo punto la stessa mise di Ingrid Bergman del 1942: ma il rischio è che finisca con l'evocare le sequenze di Mr. & Mrs. Smith di Bradjolina memoria.
Più misurato e adeguato invece il secondo "tempo", in cui gli spettatori (peraltro già preparati dal trailer) oramai si sono suddivisi nelle due fazioni contrapposte di innocentisti e colpevolisti e si pongono il dubbio se l'amore della Patria prevalga su quello verso la famiglia oppure no.
Marion Cotillard finalmente recita (vedi il confronto con Assassin's Creed) e anche Brad Pitt sembra convincente, riducendo fortemente l'aspetto “sintetico-artificiale” delle prime scene.
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