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The Founder

Regia di John Lee Hancock vedi scheda film

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La recensione su The Founder

di mc 5
stelle

Ero reduce dalla visione di quel capolavoro che è "Allied" e temevo di imbattermi in qualunque altra cosa che non avrei giudicato all'altezza, e ho perfino evitato per ora di visitare il nuovo Scorsese che si sussurra sia altamente soporifero (almeno da mie fonti, poi non so) e così mi sono buttato su un film che sapevo già non sarebbe stato troppo impegnativo e mi andava benissimo così proprio per delineare un netto distacco dal sublime film di Zemeckis. E dunque ho visto "The Founder". Se devo esser sincero, nella mia testa non potevo fare a meno di associarlo a un vecchio film a basso budget di una decina d'anni fa (piuttosto ben fatto) di produzione indipendente e con un cammeo di Bruce Willis: "Fast Food Nation" che conteneva una dura critica alle catene di "pranzi veloci" dilaganti in America. Mentre non ho visto l'altro - e piu' noto- "Super Size Me" che mi si dice essere ancor piu' drasticamente violento nei confronti del meccanismo dei fast food USA. Ebbene, questo film non dico sia l'opposto ma di sicuro vede la faccenda dal punto di vista di chi gestisce queste catene e di chi lavora in questo business. E qui devo aprire una parentesi per dire che mi rendo conto che con l'affermazione che sto per fare rischio di essere linciato selvaggiamente alla stregua di un pedofilo o di un turpe pervertito. La confessione è la seguente: io non solo ogni tanto mi soffermo in qualche Mc Donald (devo dire di rado) ma soprattutto non sono a loro contrario IDEOLOGICAMENTE. Certo, è ovvio che preferisco una buona pizzeria ma se hai pochi soldi e vai di fretta il Mc Donald NON E' SATANA, a patto di non mangiarci ogni giorno se no è chiaro che ti rovini l'intestino, fin qui ci arrivo anch'io. Poi ci sarebbero altri discorsi particolari sull'America dove ormai le popolazioni piu' misere -tipo molti cittadini ispanici- mangiano solo lì perchè è il solo luogo a buon mercato, ma lasciamo stare le considerazioni economiche e sociali se no non la finiamo piu'. Anyway, il film potrebbe esser definito la documentazione (quasi proprio come un documentario però in forma di fiction) di come un tale -nel 1954- dopo una vita in cui si arrabbattava cercando di inventarsi piccoli affari commerciali senza esito, prese in mano l'idea di sviluppare un negozio di fast food molto semplice (quello gestito dai due fratelli Mc Donald, appunto) per "cucinargli" intorno un business che divenne vincente e prese piede clamorosamente negli USA divenendo di fatto un modello alimentare chiamato "Mc Donald". Vi prego, nessuna critica politica argomentando di animali sacrificati, o di ambienti malsani nè tantomeno di personale giovanile sfruttato: di questo nel film non si fa cenno, perchè l'angolazione dello sguardo è proprio tutta un'altra e vi chiedo (lo chiedo all'ala critica che mi sta leggendo) di evitare la mentalità cui accennavo perchè sarebbe del tutto fuori luogo al cospetto di un film che racconta -con esito brillantissimo e con un attore strepitosamente bravo come il pluripremiato Michael Keaton (Inarritu lo vide trionfare!!) lo svilupparsi di un ingegno che partendo da poche idee arrivo' a costruire un piccolo impero, anzi una immensa rete di filiali che oggi dilagano anche qui in Italia. Il film è stato accolto tiepidamente dalla critica, ma a me è piaciuto tantissimo per lo spirito disarmante con cui racconta l'umano entusiasmo di questo ometto carico di idee e di voglia di realizzarle nel concreto. Ray Crok -così' lui si chiamava- pur di perseguire la sua visione sfida ogni ostacolo (e ne incontra una moltitudine) entrando in conflitto con avvocati, banchieri e perfino con la moglie da cui divorzierà perchè nella sua vita c'era solo un obbiettivo: realizzare la sua idea di catena alimentare-gastronomica. Nel film poi è ottimamente illustrata tutta una ideologia che animava quest'uomo, che vedeva nel Mc Donald non solo una rivendita di panini ma una eccezioanle occasione di aggregazione sociale, come una grande Famiglia Americana dove quotidianamente si ritrovavano moltitudini di famiglie, un pò come i moderni Centri Commerciali (che non a caso ospitano in molti casi -appunto- dei Mc Donald). Uno straordinario (immenso, oserei aggiungere) Michael Keaton si dà totalmente nell'esprimere l'entusiasmo, spesso incoscientemente ingenuo, di quest'uomo inarrestabile che aveva fatto di perseveranza e determinazione le proprie leggi morali. Lo dice lui stesso nel film: i Mc Donald devono diventare per gli americani "una nuova chiesa". Ma se Keaton è il mattatore, non sono da meno una serie di ottimi caratteristi che lo affiancano. Sono infatti presenti volti noti come quello di Laura Dern, la moglie da cui divorzierà, Patrick Wilson sempre bravo anche quando non interpreta i suoi consueti horror, ma chi emerge alla grande è uno dei miei preferiti, quell'omone grande e grosso che è il caro John Carroll Lynch, attore che seguo da quando lo vidi per la prima volta in "Zodiac" di Fincher nei panni di un inquietante maniaco killer. Insomma l'ho trovato un buon film che sa raccontare, con precisione ed entrando nel vivo, tutto il senso del Sogno Americano. E -ve lo chiedo di nuovo- per stavolta lasciamo a casa le ideologie.
PS: per onestà, devo aggiungere una considerazione. Come ho detto, il film non affronta minimamente alcun aspetto critico che riguardi il meccanismo della velocità di produzione del cibo (anzi ne decanta le lodi) ma a ben guardare, seguendo con attenzione i nudi fatti narrati, ciascuno si fa chiaramente l'idea che mr Crok non era solo uno che s'ammazzava di lavoro ma anche un uomo assai avido e che proprio la sua fame di denaro e successo lo guidò nell'estromettere dai suoi affari (spietatamente) i due onestissimi fratelli Mc Donald suoi soci all'inizio. Da loro due tutto partì ma i soldi e la fama il nostro "eroe popolare" li volle tutti per se'. Il sogno americano non è mai senza peccati.

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