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Il medico di campagna

Regia di Thomas Lilti vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il medico di campagna

di alan smithee
6 stelle

Ad un apprezzato e scrupoloso medico di campagna viene improvvisamente diagnosticato un tumore al cervello non operabile. L’uomo non ha altra possibilità che sottoporsi a cure intensive, per attuare le quali avrà bisogno di molto più tempo libero e di riposo. Per questo il suo amico e medico curante specializzato fa in modo che al suo fianco gli venga affiancata una collega, ex infermiera recentemente laureata: la bella seppur non più giovanissima Natalie, donna pratica e scrupolosa, ma ciò nonostante vista, almeno inizialmente, con una certa diffidenza sia dal medico, sia dai propri pazienti abituali: gente di paese, poco avvezza alle novità e ai cambiamenti radicali.

Tra i due nascerà un rapporto destinato a costruire una vera intesa lavorativa, e forse anche qualcosa in più.

Il cineasta francese Thoma Lilti, recidivo in campo medico dopo il riuscito (e invero sin migliore di questo) recente Hippocrate, torna a parlarci di sanità e problematiche - tecniche ed umane - ad essa connesse, ma anche della umanità, accondiscendenza, predisposizione al prossimo, necessaria per rendere un mestiere complesso e indispensabile come il medico di base, una vocazione, più che una semplice professione.

Certo poi la storia si sviluppa perdendosi un po’ sul lato sentimentale, rischiando di guastarsi con un finale forse un po’ troppo “ottimista”, ma il carattere di base dei due personaggi principali appare verosimile e ben caratterizzato, così come appaiono pertinenti certi abbozzi di problematiche collaterali, come quella del sindaco-imprenditore edile, tutto propenso a farsi approvare la costruzione di un nuovo centro ambulatoriale in paese, in realtà quasi solo allo scopo di intraprendere una lucrosa operazione speculativa a fini personali.

Francois Cluzet, amatissimo anche in Italia dopo il successo senza precedenti di Quasi amici, e Marianne Denicourt, formano una coppia bella ed affiatata che non può che suscitare invidia (positiva); il film possiede un appeal irresistibile sin dal titolo (tralasciando echi "pozzettiani" che a me nemmeno venivano alla mente) e, pur distribuito distrattamente in pochissimi cinema italiani (era senz’altro il film di nicchia dell’offerta natalizia, assieme all’altro francese Louise en hiver), ha spesso affollato e riempito le sale che se lo sono accaparrato, o comunque alle quali è stato riservato, come ho avuto modo di poter constatare personalmente nel cuneese, ove son rimasto fuori al mio primo tentativo di visione.

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