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Sex Doll

Regia di Sylvie Verheyde vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Sex Doll

di alan smithee
4 stelle

Virginie è una prostituta di alto livello di origine francese, ma operativa a Londra, ove esercita per conto di una ex prostituta elevatasi al rango di maitresse. La ragazza vive nell'agiatezza grazie ad una clientela di riferimento che la incontra periodicamente in lussuosi alberghi o dimore private, ed abita in un bell'appartamento assieme al suo adorato cagnolino.

Il giorno in cui per caso si imbatte in un giovane misterioso ed affascinante che inizia a corteggiarla senza invadenza, anzi in modo piuttosto circospetto, la ragazza dapprima si insospettisce, poi finisce per affezionarsi al tipo, anche quando lui le rivela di essere una sorta di angelo-detective intenzionato a salvare più vite possibile dalla desolazione di una vita condannata al marciapiede.

Il giorno in cui Virginie, coinvolta in una sessione di gruppo in coppia con una giovanissima new entry inesperta ed impacciata, viene costretta a difendersi per la propria incolumità anche a costo di compromettere irrimediabilmente la serata e la reputazione della propria datrice di lavoro, la buona stella della ragazza, fino a quel momento fiore all'occhiello della sua sfruttatrice, decade anzi crolla in modo repentino. L'intervento risolutivo dell'angelo misterioso avrà una importanza cruciale, finendo per essere la discriminante che consentirà alla ragazza di riuscire a far ritorno nella sua città natale, abbandonando i loschi circuiti del sesso londinese.

Dalla regista dell'ottimo Stella e del singolare e "maudit" Confessioni di un figlio del secolo, Sylvie Verheyde, ci si aspettava molto per questo suo terzo sexy thriller, invece patinato e di una certa routine: storia di un riscatto e di una intesa tra perdenti o sottomessi che scivola via lungo un suo percorso scontato e visto mille volte.

Pregevole ritrovare la procace e provocante Hafsia Herzi, premiata meritatamente a Cannes quasi un decennio fa, ancora poco più che bambina, come miglior giovane speranza del riuscito Cous Cous di Kechiche, e che qui riprende, aggiornandolo, ma anche banalizzandolo, il medesimo ruolo già affrontato nel ben migliore e complesso L'Apollonide, di Bonello.

Interessante e da tenere d'occhio il finora sconosciuto e tatuatissimo Ash Stymest, presenza scenica di una certa efficacia, e sicurezza davanti allo schermo anche nell'affrontare un personaggio purtroppo solo abbozzato e non profondamente sviscerato.

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