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The First, the Last

Regia di Bouli Lanners vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The First, the Last

di alan smithee
7 stelle

I primi incontrano gli ultimi e, anziché sistemare le cose con i tecnicismi poco ortodossi che la situazione richiederebbe, scoprono un lato sconosciuto di se stessi che li porta a collaborare e a trovare la forza di aiutare i fuggiaschi a raggiungere il loro scopo. Cacciatori e prede insieme per necessità e per scelta. Bel noir duro,ma non troppo.

Noir di grande effetto, che privilegia la confezione scenica, indubbiamente suggestiva, sull'azione, a lungo rimandata o sospesa, presa in ostaggio dall'incombere di un risvolto umano che subentra a condizionarne la sua manifestazione ed ul suo apparentemente incombente incedere: questo in sintesi l'interessante ritorno in regia del valido e corpulento attore belga Bouli Lanners, noto, come interprete, per i suoi ruoli eccentrici e spesso al limite della normalità (Louise Michel, Mammuth e Kill me please dovrebbero bastare e rendere l'idea e ricordarlo nelle sue più efficaci interpretazioni). Ma anche valido regista con una manciata di titoli almeno interessanti (Eldorado road in particolare).

Due killer stanno svolgendo con una certa diligenza l'incarico di rintracciare un cellulare, finito nelle mani sbagliate, contenente video imbarazzanti che il committente vuole cancellare a tutti i costi. Chissà per quale motivo, l'apparecchio è finito nelle mani di due giovani fidanzati, lei un pò debole cerebralmente, lui un vagabondo e ladro: entrambi innamorati l'uno dell'altro e desiderosi di raggiungere il giudice che conosce il luogo ove è stata destinata la figlia di lei, avuta giovanissima e poi data in affido a causa delle instabili condizioni mentali e dell'indigenza della stessa.

Sulle tracce dei due ragazzi, i killer si imbattono pure su un cadavere incartapecorito all'interno di un capannone, a cui i due, accompagnati dall'anziano padrone di casa ove i due alloggiano provvisoriamente, e da un prete, daranno degna sepoltura.

La storia impiega parecchio ad ingranare e non tutto fila liscio, o in modo chiaramente comprensibile, complice una visione in v.o. resa complessa da uno slang francese cosi' complesso e imbastardito da creare qualche problema a coordinare i fatti; ma poco importa di cosa realmente accada, di chi si metta ad intralciare la strada ai due: ciò che conta e che vince nel film è la splendida atmosfera noir, trattenuta e dagli scatti improvvisi, che si traduce in riprese abilmente ricostruite, con la macchina posizionata a fotografare un mondo nero e suggestivo, e riprese con dolly decisamente suggestive e vitali, ma anche pieno di sentimento trattenuto a stento e finalmente manifestato in un finale forse consolatorio ma efficace.

Bravi sia Lanners che Albert Dupontel, di cornice e suggestivi entrambi i vecchi illustri Michael lonsdale e Max Von Sydow, che recita in un perfetto francese, mentre la storia d'amore di turno vede coinvolta la dolce attrice canadese adorata da Dolan, Suzanne Clement.

 

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