Regia di Alexandra Leclère vedi scheda film
Vorremmo accogliere in casa nostra degli estranei per un'emergenza?
Che peccato, questo poteva essere un filmone. La commedia francese era perfetta per trattare, anche con ironia e leggerezza, un tema originale come questo. Siamo pronti ad ospitare in casa nostra degli estranei bisognosi, sia pure a causa di un'emergenza? No! È la risposta dell'universo-mondo che, come è naturale in tutto il genere umano e animale, non rinuncerà mai al proprio territorio. I nostri spazi, come quelli degli altri, sono sacri. È qui il bello, è qui che si vedono cadere finalmente le maschere dell'ipocrisia, delle false verità, dei buonismi sbattuti in faccia dalle anime belle (solo a parole) ai sinceri e senza maschere che non credono nelle fiabe. È per questo che esistono le donazioni, le raccolte fondi, le carità più o meno cristiane, i carrelli della spesa riempiti al supermercato per "i più poveri", le associazioni di volontariato. Per tenere gli altri fuori dalla nostra porta. Tutto un sistema fatto apposta per cancellare l'eventualità di una condivisione non voluta, di una spartizione non programmata, di coabitazioni imposte. Il film purtroppo non affonda e, dopo avere lanciato il sasso, ritira la mano, cambiando registro e spalmando di melassa la storia ormai agonizzante. Non convincono i presunti ripensamenti politici di entrambe le fazioni, la carriera di successo come chef della barbona alcolizzata, le illuminazioni etniche dello scrittore depresso.
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