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Sum 1

Regia di Christian Pasquariello vedi scheda film

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La recensione su Sum 1

di arkin
6 stelle

Un’ aggressiva razza di alieni, i Nonesuch, ha assalito la terra, portando gli esseri umani vicini all’estinzione. I superstiti vivono in bunker sotterranei. S.U.M. 1(Iwan Rheon) cresciuto senza salire in superficie, divenuto un soldato, riceve la missione di tenere sotto controllo per cento giorni un sistema automatico di difesa che dovrebbe salvaguardare da attacchi dei Nonesuch…

 

Opera prima di Christian Pasquariello, prodotto da Christian Alvart (Pandorum, Antibodies) il film si concentra in tutta la prima parte sulla routine del protagonista, che compie gli stessi gesti come un rituale: in piedi, controllo fisico, esercizi, ronda nei boschi, sigaretta quotidiana rigorosamente prelevata da confezione mono-porzione, rapporto…l’unica cosa che rompe il concentrato distacco di S.U.M.1-lige al dovere e distaccato come fosse lui stesso un alieno-è la presenza di un piccolo topo bianco, DOC, che per primo intacca la corazza gelida dell’insolito protagonista, chiuso nel suo involucro volutamente “senza colore”- capelli color platino, occhi da serpente, pelle chiarissima, un corpo atletico ma smagrito fino a vedere le ossa della colonna vertebrale…

In mancanza di mezzi economici sostanziosi-direi evidente, Pasquariello sceglie di affidarsi all’atmosfera cupa e solitaria degli ambienti, e alla bravura del protagonista, ad un sonoro ben utilizzato che dipinge in toni inquieti anche un semplice bosco e il suo fitto fogliame. A funzionare meno, purtroppo, sono proprio gli effetti speciali, che pur non rompendo l’incanto suggerito dalle ambientazioni e dalla trama, a volte risultato deboli rispetto alle intenzioni del creatore.

Con molti riferimenti ad altre pellicole-compreso “The village” di Shyamalan, per quanto concerne l’ambiguità delle figure nei boschi, e la loro origine- il regista riesce comunque a confezione un’opera onesta, visibilmente spontanea e auto-divertita, che dalle atmosfere rarefatte, sospese e di tensione della prima parte, sfocia in un secondo tempo ed epilogo sincopato, facendo avvertire in modo preciso ed evidente il cambiamento di ritmo allo spettatore, che si trova catapultato all’improvviso in una corsa a perdifiato verso…scopritelo da soli.

Quello che funziona meno, almeno per me, è che con alcune decisioni finali, l’ambiguità venga abbandonata in favore di una linea precisa narrativa, con un’esplosione di effetti speciali-sì, gli stessi dell’inizio, quindi non proprio convincenti- che non fa perdere credibilità al film, ma non inquieta come la prima parte. E non ne possiede lo stesso significato simbolico sfumato e intrigante.

Infine, che uno possieda o meno mezzi potenti di produzione, rimane comunque necessario con film come questi selezionare un protagonista forte e convincente. Iwan Rheon lo è. Facile immaginare un Christian Pasquariello che si sfregava le mani, davanti alla prospettiva di averlo come protagonista e, va detto, qui il caso è proprio quello di attore che per metà salva ed eleva il lavoro del suo “direttore”: il tono di “Alien Invasion: S.U.M.1” è dato da Iwan Rheon, glaciale e freddo nella prima parte-complici gli occhi serpenteschi-si scalda gradualmente fino allo “scoppio” che segue un certo…incidente con la lattina. I suoi occhi si dilatano, la voce prende corpo, il linguaggio corporeo fa il resto…L’inspiegabile cecità di produttori e registi cinematografici nei confronti del bravissimo attore si spiega solo con dosi di idiozia da “selezioni unidirezionali sui più fighi del momento” a discapito del talento.

Per me, una visione il film la merita.

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