Regia di Shane Abbess vedi scheda film
Non ricordo, da appassionato, film di sci-fi dal continente australe. O, quantomeno, film di una certa importanza. Non che questa seconda opera di Abbess sia un film indimenticabile, ma fra i motivi che mi hanno spinto a vederlo, c'è proprio il fatto che fosse stato realizzato al di fuori degli spazi americani, da sempre padroni del genere. E, sinceramente, non mi sono affatto pentito della scelta. Abbess fa un film che si muove negli spazi angusti di Alien, tende alla sci-fi psicologica che tanto va di moda negli ultimi anni e infila un'inquietudine carpenteriana, "The Thing" su tutti. Questo per dare una rotta, un'idea. Pasticcia un po' nelle premesse, fra teletrasporti neuronici e confusioni varie, ma quando il manipolo di soldati, un po' un cliché ma chissenefrega, arriva nella base spaziale "ai confini della galassia", ovvero poco dopo l'inizio del film, buona cosa, il clima si fa subito interessante e teso il giusto, le facce ci sono, la recitazione anche, tutta la tecnologia di contorno è credibile e si sente quel puzzo da Alien che ne determina il successo. "Infini", pur con un finale doppio e vagamente consolatorio, (io l'avrei fatto finire prima), è pienamente riuscito, offre, finalmente, della fantascienza onesta, intrattiene e, spesso, affascina pure. Non è uno dei tanti, inutili, banali "pop corn movies", con qualche alieno buttato lì e le solite cose: Abbess cerca un discorso, ha una visione, che magari non riesce a presentare con la maturità di un cineasta come Scott o Carpenter, tanto per dirne due, ma almeno non vola basso. Ci prova, e anche per questo "Infini" mi è piaciuto ed è serie B di alta classifica.
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